L’isola e il parco sommerso della Gaiola

Il Parco sommerso della Gaiola è un’area marina protetta di quarantadue ettari che circonda l’isola della Gaiola e si estende dall’affascinante Borgo di Marechiaro alla splendida Baia di Trentaremi.

L’area marina protetta è stata istituita dai ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali nel 2002, è a poca distanza dal centro della città di Napoli, difatti l’isola tra le minori del golfo di Napoli è raggiungibile dalla costa con poche bracciate di nuoto. Si suppone che in origine fosse un prolungamento del promontorio di fronte e che sia stata separata artificiosamente per volere di Lucullo.

L’area da sempre affascina per i misteri che la avvolgono, per i dolci pendii digradanti verso il mare e per le alte falesie di tufo giallo napoletano rivestite dai colori della macchia mediterranea.

Deve la sua caratteristica alla fusione di diversi elementi: vulcanologici, archeologici e biologici. Sui fondali del parco è possibile osservare i resti di porti, ninfei e peschiere ora sommersi a causa del lento sprofondamento della crosta terrestre, ossia il bradisismo. La maggior parte dei resti riguarda la Villa Imperiale di Pausilypon, il Teatro del I secolo a.C. appartenuti a Publio Vedio Pollione e oggi parte del Parco Archeologico di Posillipo. Il Parco sommerso della Gaiola ha una notevole importanza biologica: l’estrema complessità dei suoi fondali e la continua vivificazione delle sue acque, garantita dal favorevole sistema di circolazione delle acque costiere, hanno permesso l’insediamento in pochi ettari di mare di numerose comunità biologiche marine tipiche del Mediterraneo. E’ possibile compiere visite guidate con battello a visione subacquea, itinerari snorkeling e diving tramite il Centro Visite situato presso il Cerd Centro Ricerca e Divulgazione Scientifica del Parco, ove sono svolte attività didattiche – educative per le scuole e attività formative.

 

L’isola all’inizio del XIX secolo apparteneva all’archeologo Guglielmo Bechi che l’aveva acquistata assieme a parte del promontorio ed era abitata da un eremita soprannominato Lo Stregone, il quale viveva di elemosina dei pescatori. Nel 1874 fu venduta a Luigi de Negri e qui vi costruì una villa ancora presente e sulla quale aleggia una sorta di maledizione. Nomea dovuta ai frequenti fatti di sorti infauste e scomparse premature dei suoi proprietari, una serie di conclusioni inquiete ne ha attraversato la vita e la storia come ad esempio la morte dello svizzero Hans Braun trovato avvolto in un tappeto, e la cui moglie morì annegata in mare, o il tedesco Otto Grunback deceduto d’infarto mentre soggiornava nella villa, fino a quando non fu messa all’asta dalla Regione Campania. Un luogo di una bellezza eccezionale e un po’ sinistro e che siate credenti o scettici non potrete che essere rapiti dalla suggestione di questo scoglio famoso tanto per bellezza che per la Maledizione che vi aleggia.

Nel 1996 fu affidata all’associazione Marevivo con proposito di farne un Museo, mai realizzato. Nel 2009 fu affidata la proprietà alla Soprintendenza Archeologica che nella dependance terrestre della villa sull’isola ha realizzato il CERD – Centro Operativo per la Ricerca e Divulgazione Scientifica dove si svolgono le attività del Parco.

foto: Angela Garofalo


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