Maurizio Colasanti – una vita fra le note


Il M° Maurizio Colasanti rappresenta un’eccellenza italiana nel mondo, una biografica corposa e prestigiosa iniziata all’età di sette anni col suo primo concerto solistico. Si diploma al Conservatorio di Musica di Pescara, studia direzione d’orchestra in prestigiose scuole europee, divenendo docente presso importanti conservatori musicali internazionali.

La biografia del direttore e compositore  Maurizio Colasanti è invidiabile, egli ha un background lodevole fatto di studi, collaborazioni, riconoscimenti che meritano menzione e voce. Inizia giovanissimo all’età di cinque anni –  in quanto talento precoce – a nutrirsi di musica, tiene il suo primo concerto solistico all’età di sette anni con la banda del suo paese, Pretoro. Si diploma col massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Musica di Pescara, si laurea con lo stesso risultato in Filosofia. Ha studiato direzione d’orchestra con grandi maestri europei presso le scuole di Ginevra, Vienna e Budapest. Docente presso prestigiosi conservatori musicali come: l’Illinois State Illinois University, la Royal College of Music di Melbourne e il Conservatorio di Musica di Quito.  Ha collaborato con musicisti come A. Rosand, A. Pay, C.M. Giulini, A. Braxtone, G. Shuller, M. Larrieu, P. Badura Skoda. Nel 2012 è stato eletto direttore principale e direttore artistico dell’Osuel.

Ha tenuto concerti per importanti istituzioni concertistiche italiane ed internazionali: Seoul Philarmonic Orchestra, Teatro dell’Opera di Roma, St Martin in the Fields, Orchestra Sinfonica Siciliana, Orchestra teatro lirico di Cagliari, orchestra Sinfonica Abruzzese, Finnish Symphony Orchestra, Orchestra Sinfonica di San Remo, Miami Symphony Orchestra, Karnten Simphonieorkester, Solisti del teatro alla Scala di Milano, Illinois Symphony, Orchestra Sinfonica dello stato del Messico, Minas Gerais Symphony Orchestra, Villa Lobos Symphony Orchestra, Orchestra Sinfonica di Guanajuato, Orchestra Teatro Marrucino, Orchestra Sinfonica di San Remo, Carnegie Hall, New England Symphony Orchestra, Orchestra Filarmonica di Fortaleza, Lithuanian Chamber Orchestra, Orchestra Sinfonica Porto Alegre, Orchestra Sinfonica Mar del Plata, Camerata Istropolitana Bratislava.

Una lunga e prestigiosa carriera quella del Maestro Colasanti da non poterla elencare tutta e qui, a tal proposito esistono le biografie. Non è questo il proposito di chi vi scrive, bensì lasciare che Maurizio Colasanti racconti attraverso le parole e non la musica, la sua vita calcando i teatri di mezzo mondo, attraverso jet leg e culture, raccontando la musica.

Come è noto dalla sua biografia, ancora prima delle tabelline lei ha incontrato la musica; quando pensa a lei bambino, immerso nella musica, come si vede o si ricorda?

Sono convinto che spesso, non sempre, il passato sia la causa del nostro futuro. Rivivo con molta tenerezza e con un pizzico di emozione quando ripenso a me da bambino. Soprattutto rifioriscono nella memoria i volti e le voci delle persone che hanno condiviso la mia fanciullezza, i vestiti da lavoro di un paese fatto da gente umile e infaticabile. Amo il mio passato da fanciullo per i suoni, le voci, i profumi, ricordo con emozione le porte delle case tutte aperte, come se ognuno aspettasse un ospite desiderato, ricordo gli animali che scorrazzavano in ogni cortile. La musica in fondo era un gioco, forse lo è ancora, almeno in questo sono rimasto come allora, una scoperta della vita attraverso il mondo dei suoni.

Pensa che i bambini dovrebbero essere introdotti alla musica fin da piccoli nelle scuole? Come è accaduto a lei?

Come ho detto poc’anzi, per me da piccolo la musica ha rappresentato principalmente un gioco, un divertimento. In un percorso di crescita sano non può e non deve mancare la musica, quella classica in particolare. La musica insegna a godere della bellezza dei suoni, ad attraversare mondi meravigliosi e colorati dove ognuno di noi può trovare la propria essenza piu profonda, e la propria consapevolezza più nascosta. Fare musica significa partecipare una comunità, cooperare ad un proposito in cui bisogna dare il massimo, ciascuno per quello che è chiamato a fare. La musica insegna a rispettare sé stessi e gli altri, perché fare musica vuol dire far parte di una socialità dove il riguardo a sé stessi non può mai soffocare quello per gli altri. Puoi fare musica solo se adempi al tuo compito e dai il massimo rispettando gli altri e creando con le individualità che hai intorno condivisione ed empatia. Poi la musica è anche studio, dedizione, spirito di sacrificio, costanza, forza interiore, entusiasmo, creatività. Se vogliamo dei cittadini migliori non possiamo prescindere dalla musica, non possiamo prescindere dall’educarli il prima possibile immersi in questo universo meraviglioso.

Ha un curriculum prestigioso, sovente la vediamo dirigere orchestre prestigiose sia all’estero che in Italia. All’estero oggi, si dà più respiro alla musica che in Italia?

Purtroppo da qualche anno in Italia abbiamo smarrito il valore delle nostre radici e della nostra Storia. Il senso di un passato che ci ha resi protagonisti nel mondo è come evaporato per fare spazio ad una visione alienata della bellezza dove l’Arte non trova molto spazio. Tutto questo ci sta rendendo sempre più poveri culturalmente e marginali artisticamente. I teatri, le orchestre, i musicisti in genere, fanno grandi sforzi per mantenere alto il nome e la bellezza del nostro paese attraverso l’arte, ma da dalle istituzioni non mi pare intravedere l’attenzione e il riguardo che sarebbe necessario ad evitare questa deriva. Il mantra è tagliare, come se dai tagli alla musica, all’opera lirica, alle istituzioni culturali, si possano fare economie di scala da investire in altri ambiti. Le scelte operate grazie all’ignoranza di una classe dirigente parassitaria è il frutto di impreparazione, incompetenza e di un’arretratezza culturale che non sa distinguere più in quale direzione condurre una comunità tornata ad emigrare in massa.

Se dovesse dare una definizione di sé come musicista, come si descriverebbe?

Una definizione è ontologicamente una determinazione, una delimitazione esatta di un qualcosa, in pratica un tracciare i confini e ordinare i margini di ciò di cui si sta parlando. Al tempo stesso per delimitare qualcosa, occorre dare una definizione esatta di ciò di cui si parla. Nel mio caso, temo di non poter evadere la sua domanda, sia perché la modestia e la misura mi impediscono di definire i miei limiti (intesi come confine del mio essere), sia perché non troverei le parole esatte per rappresentare me stesso. La ringrazio però di aver usato la parola musicista. Lo considero un attributo essenziale.

Come vede oggi il mondo della musica classica italiana: in fermento, sopita o dimenticata? Potendo, cosa farebbe per ridare slancio al patrimonio musicale italiano?

Forse le sembrerà strano, ma questo è la mia casa e a me sembra un universo vitale, pieno di grandi interpreti che il mondo ci invidia, di giovani talentosi e di tradizioni irripetibili. Il problema della musica classica è soprattutto esterno. L’Italia esibisce la propria collocazione tra le nazioni più ricche del mondo, ma non mi sembra di vedere un piano che sostenga la crescita culturale, non solo musicale. La cialtroneria e l’ignoranza sembrano elevati a valori sociali. Si sminuisce il ruolo degli educatori, professori, maestri, si rottamano gli intellettuali, gli scrittori, e gli artisti come pericolosi scocciatori. La musica purtroppo non è nei pensieri e nei disegni dell’estabishment, basterebbe dedicarvi un po’ di tempo, soprattutto ad ascoltare la voce di chi lavora in questo ambito, e sono sicuro che le cose potrebbero andare meglio.

Delle sue tappe nel mondo a dirigere orchestre, quale ricorda con più intensità e perché?

Ognuna delle migliaia di tappe della mia vita ha rappresentato qualcosa di importante sia per la mia crescita artistica che soprattutto per il mio percorso umano. Le assicuro che ad ogni concerto, in ogni produzione, dai teatri più grandi e blasonati in cui ti ascoltano migliaia di persone, a quelli più piccoli, l’intensità è sempre la stessa, perché è sempre la stessa la materia che dobbiamo plasmare, è sempre la stessa la bellezza che dobbiamo regalare ed è sempre la stessa l’emozione che avvolge chi fa ciò per cui sente un profondissimo amore.

In un aggettivo cosa è la musica per lei?

Vitale

Cosa sogna e auspica per Maurizio Colasanti direttore?

Quello che sogno e auspico per Maurizio Colasanti uomo: Un mondo migliore, un mondo giusto, un mondo fatto di fratellanza e amore, un mondo dove nessuno sia emarginato e dove tutti possano trovare motivo di vivere nella gioia e nella bellezza. Auspico di poter dare il mio contributo per un mondo così, e come musicista di poterlo continuare a fare con la musica.

Quali sono i suoi prossimi appuntamenti in agenda? A cosa sta lavorando in questo periodo?

A breve sarò a Bari per un concerto sinfonico, poi in oriente a Hong Kong per un Otello, Bohème e Nozze di Figaro a Cesena e Varsavia, di nuovo Rigoletto in oriente a Seoul, e ancora Finlandia, Argentina, Italia. Un continuo movimentato movimento. Ultimamente ho composto un brano Northern lights che ha avuto un notevole successo e mi ha procurato la commissione di un’opera lirica.

Ringrazio per l’intervista il direttore e compositore Maurizio Colasanti, con l’auspicio di vederlo dirigere orchestre in Italia con la stessa frequenza dell’estero. È un patrimonio di questo Paese e come tale va preservato.

foto: fonte Maurizio Colasanti

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