L’incontro : intervista a Marco Chiuchiarelli


Per L’incontro di questa settimana intervista al maestro Marco Chiuchiarelli

Marco Chiuchiarelli, pittore, fondatore della Douglas Edizioni e della scuola ‘In Form of Art’ nell’ambito del Napoli Comicon ha svolto una performance pittorica per presentare il prossimo lavoro in uscita ‘Jeshua un Messia’.

Ripeterà la performance al Salone del Tattoo dal 12 al 14 maggio, vista la presenza della “In Form of Art”, scuola d’arte napoletana. La performance intitolata “Ecce Homo’ consisterà nella realizzazione di un disegno dalle voluminose dimensioni di 7 metri, da svolgere nell’arco dei tre giorni della manifestazione.

Abbiamo posto qualche domanda al maestro Chiuchiarelli

Il suo messia è un liberatore; la libertà non dal peccato, bensì dall’ingiustizia, dall’oppressione al diritto di vivere la propria terra. Un rivoluzionario senza armi, come Gandhi ?

Non è un rivoluzionario senza armi. Premetto che da anni ho fortissimi interessi per la sfera del sacro. La figura di Gesù mi ha sempre incuriosito, l’ho attraversata prima da credente poi ho iniziato un’indagine diversa, perché io seguo degli studiosi, faccio ricerche leggendo libri da diversi anni, tra i quali c’è David Donnini. In questo lavoro che ho iniziato da pochissimo la cui ricerca e la strutturazione nasce tre/quattro anni fa, ho cercato di dare un punto di vista, una luce diversa, un Gesù molto umano che si occupa di portare avanti questa lotta armata contro l’impero romano. Le armi quindi ci sono ed hanno un peso consistente. Non manca una parte fortemente spirituale in questo lavoro, infatti ci sarà un capitolo centrale che è legato al racconto del deserto, i famosi quaranta giorni che diventano molti di più, in cui lui fa tesoro di tutto quello che ha appreso dalla comunità degli esseni. Qui c’è il rimando alla scoperta dei rotoli di qumran, grazie ai quali si fa luce sulla setta degli esseni, che aveva un taglio prettamente spirituale. In questo capitolo del deserto lui si addestra alle armi, c’è l’incontro con lo spirito del Battista, che era già stato ucciso. Gesù è sposato con prole, anche perché secondo la legge ebraica un Rabbì per legge doveva essere sposato, infatti non poteva essere definito Rabbì se non era sposato e con figli. Per questo ho impiegato molto tempo, perché ho cercato di essere molto attento grazie alle ricerche di questi grandi studiosi, anche sul dettaglio dell’informazione di quelle che erano le leggi dell’epoca. Si affronterà questa grande battaglia, nell’ultimo capitolo c’è un colpo di scena che si concluderà con una ipotesi, se quella che potrebbe essere stata una probabile storia alternativa.

Da più di 10 anni è dedito alla didattica dell’arte sviluppando una personalissima grammatica del disegno e delle tecniche pittoriche che pian piano sta trovando diffusione tra i veri amanti del fare artistico. Può descrivere in cosa consiste la sua grammatica?

E’ il lavoro di tutta una vita. Dopo aver frequentato delle scuole private di fumetti mi sono iscritto alla Facoltà di Belle Arti di Napoli con la convinzione che avrei incontrato maestri che mi avrebbero insegnato il mestiere dell’arte, dal disegno alle tecniche pittoriche, all’anatomia, purtroppo poi ho scoperto molto presto che non c’era niente di tutto questo, fino a rendermi conto di un decadimento e di una distruzione totale di quella che era la grammatica delle botteghe del ‘500, delle prime accademie dell’800 e del primo ‘900. Ho capito subito che se volevo intraprendere dovevo parallelamente a questo mestiere, coltivare e ricercare da solo, grazie alle fonti che ci sono state lasciate dai grandi maestri del passato, attraverso trattati, manoscritti, quello che era un sapere che ormai si è perso.

La sua grammatica ha un focus in particolare?

Il focus in particolare è il tipo di grammatica che ho sviluppato, nel corso del tempo, cioè di mettere in condizione l’individuo, attraverso una serie di strumenti, di una didattica precisa, di esprimere sé stesso in modo puro. Ecco perché va oltre la questione artistica. Attraverso il lavoro dal vero innanzitutto e attraverso questo tipo di grammatica far sì che egli non sia condizionato da quelli che sono già filtri della realtà, come la fotografia o addirittura la proiezione fotografica, ma di consentire una essenza, far venire fuori sé stesso in modo puro, pulito.

Questo intento combacia con l’intento che l’ha portato a fondare la Douglas Edizioni nel 2014. Come dice il sito: al fine di presentare sul mercato editoriale i giovani talenti partenopei contribuendo a dare nuovo impulso al mondo dei Comics da sempre tanto amato. Quindi non solo imprenditoria ma una sorta di mecenatismo dei giovani talenti partenopei?

Non solo mecenatismo, guardiamo anche oltre, perché il mondo del fumetto ha ereditato alla perfezione quella che è stata la tragedia del mondo dell’arte in generale. Cioè si sono sviluppati dei monopoli da parte di case editrici e successivamente questo si è collegato alle grosse fiere, per cui i giovani appassionati vengono indotti a lavorare in un certo modo. Questo non consente ai giovani di sviluppare una propria personalità perché ti fanno credere che se non fai quel tipo di disegno non potrai mai lavorare. Per questo la Douglas si basa sulla libertà di espressione, la cosa più bella è che l’autore si possa presentare al 100% di quelle che sono le sue potenzialità, la sua essenza. Altrimenti io non potrei mai sapere quella persona chi è veramente. Questa è stata anche una cecità da parte dei grossi poteri perché questo si sta ritorcendo contro, cioè questo monopolio non può reggere a lungo, non possono disegnare tutti allo stesso modo.

Questa progettualità imprenditoriale sta funzionando?

Di artisti ce ne sono una infinità, c’è molto talento in circolazione che molto spesso viene represso, non ci sono molte possibilità soprattutto in Italia, perché è un circuito chiuso, c’è molta paura, i giovani crescono già nella paura di non riuscire a fare quello che vorrebbero e questa è già una limitazione fortissima. Quindi noi facciamo anche un lavoro psicologico, nel senso che invogliamo a crederci, altrimenti si ferma tutto.

 

Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo

 

 

 

 

 

 

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