Napoli,1635 – Da qualche tempo, ormai, è in città, dove, per scaltrezza ed avidità, è riuscito ad entrare a corte ed ingraziarsi, così, la nobiltà, arricchendosi velocemente per le enormi somme di capitale di cui ha disponibilità immediata; per questo, Giovanni Zevallos, ora, è ricchissimo, ha comprato l’intera città di Ostuni ed il “titolo”di Duca; si è assicurato la proprietà di un palazzo a Via Toledo e ne ha affidato la ristrutturazione a B.Picchiatti, immobile a cui ha aggiunto, in poco tempo, altri nella stessa zona.
Storia di Palazzo Zevallos a Napoli
L’ambizione di Zevallos è tanta, vuol gareggiare in lusso ed opulenza con Palazzo Reale, ed è per questo che comincia a collezionare dipinti e sculture.Nel 1656, purtroppo, muore; moglie e figlio impiegano ben poco tempo a dilapidare l‘immensa fortuna, così da esser costretti a vendere, il nuovo acquirente è Jan Vandeneynden, un facoltoso mercante di Anversa che, ricco come Zevallos, compra il titolo di Marchese di Castelnuovo e continua la tradizione collezionistica, portando a palazzo anche opere di importanti autori fiamminghi.
Con il tempo, l’importante dimora, passa alla prima figlia Giovanna che sposa Giuliano Colonna (aristocratico romano), investito dal Re in persona con il titolo di Principe di Stigliano.Il figlio, Ferdinando, grande mecenate,successivamente, comincia qui, ad accogliere artisti ed aristocratici illuminati da tutta Europa, rendendo,così, il “Palazzo”, un vero e proprio centro culturale.
Si sa, i beni di famiglia sono i primi a subire le vicissitudini dei proprietari, e proprio questo accade quando Donna Cecilia Ruffo, per il mancato pagamento di una dote, decide di vendere tutto, tenendo per sé soltanto il secondo piano nobile:la proprietà così si disgrega.Sarà intorno al primo novecento che la Banca Commerciale comincia a comprare i vari appartamenti con un’operazione che si conclude nel 1920, anno in cui, Luigi Platania è incaricato di trasformare l’edificio con un progetto che resta ancora attuale;infatti, oggi, varcando l’ingresso i vetri policromi del soffitto accolgono il visitatore offrendo un gioco di luci entusiasmante ed avvolgente, le pareti rivestite di marmo creano il nuovo salone d’ingresso della Banca, a cui segue uno scalone d’onore, entrambi in stile Liberty.
Palazzo Zevallos, insieme alla Galleria di Piazza della Scala a Milano, e Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, rappresenta uno dei” Poli” Intesa SanPaolo, creati per valorizzare il patrimonio storico artistico, architettonico e archivistico, con l’obiettivo di tutelare e, soprattutto, di condividere tesori inestimabili.
Sono 120 le opere conservate; qui, nel 2018, per un anno, si sono riappropriati delle loro originarie stanze importanti dipinti di Rubens, Van Dyck e Ribera, facenti parte delle collezioni dei proprietari.E’ il 1610, quando Marcantonio Doria, proprio qui, a Napoli, commissiona al “Merisi”:Caravaggio, il “Martirio di Sant’Orsola”(protettrice dei Doria); l’opera, come sempre, è lontana dall’iconografia sacra della Santa che, questa volta, viene ritratta nel momento in cui il suo petto è trafitto dal dardo fatale: non ha voluto accettare di andare in sposa al tiranno che la brama (si apre in una nuovo Marcantonio Doria, proprio qui, a Napoli, commissiona al “Merisi”:Caravaggio, il “Martirio di Sant’Orsola” (protettrice dei Doria); l’opera, come sempre, è lontana dall’iconografia sacra della Santa che, questa volta, viene ritratta nel momento in cui il suo petto è trafitto dal dardo fatale: non ha voluto accettare di andare in sposa al tiranno che la brama.
I colori sulla tela non sono ancora asciutti quando l’opera viene consegnata (secondo le fonti); il Merisi ha fretta, deve partire, spera nel perdono, ma a Porto Ercole, invece, incontra la morte.
E’ il 1630 quando Artemisia Gentileschi torna a Napoli; ha lavorato in Inghilterra, ormai è famosa, e qui, in città, riceve molti incarichi tra cui l’opera “Sansone e Dalila”, uno dei tanti frutti di quest’ultimo prolifico periodo.
A Palazzo Zevallos di Stigliano, Il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio, “Sansone e Dalila” di Artemisia Gentileschi, una Sacra Famiglia di Battistello Caracciolo, il Ratto di Elena di Luca Giordano, le nature morte, le vedute ed i paesaggi,accompagnano il visitatore in un viaggio fantastico lungo ben tre secoli di arte, durante il quale, ritrovarsi al cospetto di un capolavoro, è realtà!