29 Maggio 1985, la tragedia dell’Heysel


Oggi è il giorno della Finale di Coppa Campioni 1985 ricordato, ahimè, per la tragedia prima di quella partita che i giocatori furono costretti a giocare per motivi di ordine pubblico.

Avevo 14 anni quando andò in diretta sulla RAI quella partita e non me ne feci ragione allora perché si giocò dopo avere visto sangue sparso e immagini che di sport, di giornata felice, non se ne vide ombra e non me ne faccio ragione ancora oggi.

La Coppa insanguinata, poco ricordata per ovvie ragioni, vedeva in campo Michel Platinì, Marco Tardelli, Zibì Boniek, Stefano Tacconi, tra gli altri.

Tutto iniziò alle 19.20 quando gli allora hooligans, poi debellati dal Governo di Sua Maestà Britannica per mano dell’indimenticato Primo Ministro Margareth Thatcher, iniziarono a tentare di invadere il settore occupato dagli Juventini.

Quindici (15) squadre inglesi furono escluse dalle Coppe Europee sino al 1990, il Liverpool inizialmente sino al 1993, ridotto al 1991 : Everton, Manchester United, Tottenham, Southampton, Norwich City, West Ham Utd, Sheffield Weds, Oxford Utd, Coventry City, Arsenal, Wimbledon FC, Nottingham Forest, Luton Town, e Derby County.

Il sistema veniva definito “prendi la curva“; il problema era che gli Ultras inglesi non capirono che in quel settore non v’era ombra dei loro corrispettivi italiani, ma gente tranquilla, famiglie che si spaventarono e non reagirono a tutto ciò che succedeva.

In più le forze dell’ordine belghe, impreparate ad affrontare eventi del genere, impedirono ai tifosi italiani di entrare nel campo per sfuggire all’aggressione, e il risultato furono 39 vittime, di cui 32 italiani, schiacciate dalla furia hooligans o caduti nel vuoto per sfuggire alle violenze.

Furono le forze dell’ordine a obbligare i giocatori a disputare la partita; Platinì fu aspramente criticati per l’esultanza eccessiva visto ciò che era successo, fu l’autore del rigore vincente.

 

La partita iniziò dopo 90 minuti di ritardo, il telecronista di allora, il famoso friulano Bruno Pizzul diede vita alla telecronaca più mesta della storia; la tv tedesca cancellò la diretta, quella austriaca andò in onda ma con la scritta «questa che andiamo a trasmettere non è una manifestazione sportiva».

https://www.facebook.com/radiosportiva/videos/492404391298488/

 

Come si poteva giocare, o fare una telecronaca dopo avere assistito a tutto ciò?

 

 

 

 

 

La Super Coppa Europea tra Juventus e Everton fu annullata nel 1986 vista l’esclusione delle squadre inglesi dalle competizioni europee sino al 1990, il Liverpool sono al 1991.

 

Anonimo tifoso del Liverpool,  La Repubblica, 31 maggio 1985:

“Gli italiani ci avevano picchiati lo scorso anno a Roma. Noi avremmo voluto dare loro una piccola lezione a Bruxelles. Se non si fossero fatti prendere dal panico e non fossero tutti scappati nella stessa direzione, il muro non sarebbe crollato”.

 

Terry Wilson, tifoso del Liverpool, condannato a cinque anni per omicidio colposo, RAI Educational, La Storia siamo noi:

“Nessuno di noi ha cercato guai. Era stato tutto fantastico, mentre stavamo cantando però, ci siamo resi conto di quanto stava accadendo nel settore Z. C’era un ragazzino con la maglia del Liverpool tra gli 8 e i 12 anni, l’abbiamo visto venire schiacciato dai tifosi italiani, allora ci infuriammo. Cosa stava succedendo? Ci si stava scontrando? E perché? A quel punto la nostra prima reazione è stata quella di abbattere la recinzione e di correre in aiuto dei nostri tifosi. Una delle due: o rimanevamo lì, lasciando che gli italiani malmenassero i tifosi del Liverpool, oppure correvamo ad aiutarli”.

 

Anna Passino, moglie di Giovanni Casula (l’uomo è stato trovato abbracciato a suo figlio Andrea, entrambi senza vita), L’Unione Sarda, 20 marzo 2005:

“Soltanto alla fine della partita ci rendemmo tutti conto di quel che era successo. Vennero a casa i miei cognati, ci mettemmo in contatto con il ministero degli Esteri. In un primo momento ci dissero che il bambino era soltanto ferito, poi la verità. Un ragazzo, Roberto Lorentini, cercò di rianimare mio figlio e anche lui perse la vita. (…) Dovevamo andarci tutti insieme: io, mio marito, Cicci e i nostri due figli, Andrea e Emanuela. Il nostro programma era quello di abbinare la passione per lo sport con una vacanza, e proseguire dal Belgio sino a Parigi per festeggiare il 6 giugno il nostro anniversario di matrimonio. Due giorni prima della partenza decisi di no, che saremmo rimaste a casa io e la bambina: Emanuela doveva sostenere l’esame di licenza media, preferii rimanere a Cagliari. In quella sera del 29 maggio 1985 la nostra famiglia fu spezzata”.

 

John Wells, un giovane inglese che salvò la vita a otto italiani rimasti intrappolati, La Repubblica, 15 giugno 1985:

“Ho visto mucchi di gente morta. Dicevo a tutti di andare indietro; ma parlavo inglese, nessuno mi capiva. Ho aiutato otto persone: le ho tirate fuori da lì una dopo l’altra. Poi non ce l’ho fatta più.

L’avevo sentita urlare sotto un mucchio di corpi. Aveva il naso e gli occhi sporchi di terra. L’ho tirata fuori da lì e le ho fatto la respirazione bocca a bocca. Quando sono stato sicuro che fosse ancora viva ho trascinato Carla verso un’autoambulanza. Volevo tornare dai miei amici, ma la ragazza si agitava, muoveva le braccia, le gambe. Ed allora sono salito anch’io sull’autoambulanza: l’ho accompagnata fino all’ospedale”.

 

Nel 1985 è stato presentato un monumento in ricordo della strage nella sede societaria in piazza Crimea.

L’architetto Dante Grassi è stato l’autore del citato monumento, sito dal 2001 all’interno della sede amministrativa del club in corso Galileo Ferraris, mentre l’epitaffio è dello scrittore e giornalista Giovanni Arpino:

«Qui ricordiamo
le 39 vittime di Bruxelles
il 29 – 5 – 1985 trucidate
da brutale violenza.Quando onore, lealtà, rispetto
cedono alla follia,
è tradita
ogni disciplina sportiva.Alla nostra memoria
il compito
di tenerla viva.»
(L’epitaffio del monumento in memoria delle vittime della strage dell’Heysel, sito nella sede ufficiale della società)

 

 

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