Abdica l’imperatore Akihito, il Giappone passa dall’era Heisei a quella Reiwa


L’ultimo imperatore ad abdicare nella storia del Giappone moderno fu Kokaku, nel 1817. La transizione che è iniziata il 30 aprile e che non si concluderà prima del 22 ottobre rappresenta quindi un evento storico di grandissima portata per il Giappone. L’imperatore Akihito aveva annunciato la volontà di abdicare in un discorso pubblico nell’agosto del 2016 visto l’avanzare dell’età (allora aveva 83 anni) e per il timore di non poter svolgere al meglio l’esercizio delle proprie funzioni. L’erede al trono, Naruhito, si troverà a dover gestire un’eredità morale difficile da eguagliare.

 

La figura dell’imperatore Akihito

Salito al trono del Crisantemo, considerato il trono più antico al mondo, l’8 gennaio del 1989, a seguito della morte del padre, l’imperatore Hirohito (asceso al trono come imperatore Showa), il regno di Akihito è quello definito Heisei (Pace ovunque). La sua figura sarà ricordata soprattutto per aver rotto alcune regole dell’etichetta e per aver avvicinato, rendendo quasi mondana, la monarchia al popolo giapponese. Nel 1959 sposò una “borghese”, Michiko Shoda, figlia di un grande industriale e non una componente dell’alta nobiltà imperiale, come la tradizione voleva. Nel 1992 inoltre Akihito fu il primo imperatore giapponese ad andare in Cina per una visita ufficiale. Durante il viaggiò tocco tappe importanti per la storia dei due paesi: Shangai, Pechino, Xian. A Pechino condannò le sofferenze inflitte dal Giappone alla popolazione cinese durante la guerra. Nel 2005, dalla scogliera di Saipan, dove migliaia di giapponesi e coreani si uccisero in mare, piuttosto che arrendersi agli americani, la coppia imperiale commemorò i caduti, distendendo di fatto i rapporti anche con l’altro grande protagonista dell’imperialismo nipponico: la Corea. Inoltre i gesti e le parole di sostegno verso le vittime del terremoto di Kobe (1995) o del disastro nucleare di Fukushima (2011) hanno compattato la nazione assicurando alla coppia imperiale un’ammirazione pressoché universale.

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Lo scontro con il primo ministro Shinzo Abe

Nonostante l’imperatore costituzionalmente non possa detenere alcun ruolo politico, la sua grande popolarità e la grande esposizione pubblica hanno determinato una rivalità interna con il primo ministro Shinzo Abe. La volontà di Abe di revisionare la Costituzione, osteggiando soprattutto la clausola che prevede che il Giappone non possa formare un esercito, ha cozzato inevitabilmente con la visione di Akihito di presentare al mondo il Giappone come un paese consapevole e profondamente mortificato della propria eredità storica in seguito al secondo conflitto mondiale. Alla luce di ciò il primo ministro ha ricoperto un ruolo di primaria importanza nell’abdicazione dell’imperatore. Infatti l’abdicazione rappresenta una violazione delle norme post-belliche, ma una legge ad personam è stata redatta e approvata per permettere il processo di abdicazione.

 

La nuova era e i problemi del Giappone

Ad ogni incoronazione il calendario giapponese riparte secondo la consuetudine di datare gli eventi in riferimento alla durata di un regno.  Nella storia del Giappone moderno la prima era fu la Meiji dell’imperatore Mutsuhito (1867), seguita dalla Taisho dell’imperatore Yoshihito (1912) e dalla Showa dell’imperatore Hirohito (1926). Quella conclusasi è l’Heisei, che significa “raggiungere la pace”. Con l’ascesa al trono di Naruhito è iniziata l’era Reiwa (Ordine e Armonia). Il nuovo imperatore dovrà fare i conti con una situazione complessa determinata dalle sfide della società giapponese contemporanea come le diseguaglianze di genere, lo squilibrio tra vita privata e vita lavorativa e l’invecchiamento demografico. Sul piano internazionale poi dovrà contrastare l’inesorabile avanzata cinese e gestire i rapporti con gli Stati Uniti.


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