Accordo raggiunto sulla Grecia all’EuroSummit


La difficile situazione economica greca è stata la protagonista, sua malgrado, in questi quindici giorni di tutti i media. EuroSummit conclusosi da poco

Dal 28 giugno, data in cui sono state chiuse le banche in Grecia per evitare fughe di capitali. Cominicia la lunga odissea di questo popolo con suoi leader politici alla volta di una risoluzione. Tutto ciò, ha fatto crollare le borse dei mercati europei, asiatici e statunitensi con una perdita di oltre 450 miliardi di euro.

30 giugno: la Grecia non versa la rata del prestito di 1.6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale,diventando Paese insolvente dell’Unione Europea. Alexis Tsipars allora chiede un nuovo piano di salvataggio e di ricevere 29.1 miliardi di euro nei prossimi due anni. Contemporaneamente chiede alcuni cambiamenti tra cui di: posticipare a ottobre l’innalzamento dell’età pensionabile a sessantasette anni; ridurre il limite per le spese militari di 200 milioni di euro nel 2016.

In data 5 luglio, un referendum storico porta all’ Ochi (OXI) No del popolo greco circa l’accettazione di misure restrittive proposte dai creditori internazionali. Opinion leader, economisti e politici si sono affrontati /confrontati/scontrati, su questa difficile situazione dell’ eurozona. Alexis Tsipras invia una lettera ai grechi comunicando  quanto segue:

«Greche e greci,
da sei mesi il governo greco conduce una battaglia in condizioni di asfissia economica mai vista, con l’obiettivo di applicare il vostro mandato del 25 gennaio a trattare con i partner europei, per porre fine all’austerity e far tornare il nostro paese al benessere e alla giustizia sociale. Per un accordo che possa essere durevole, e rispetti sia la democrazia che le comuni regole europee e che ci conduca a una definitiva uscita dalla crisi.

 In tutto questo periodo di trattative ci è stato chiesto di applicare gli accordi di memorandum presi dai governi precedenti, malgrado il fatto che questi stessi siano stati condannati in modo categorico dal popolo greco alle ultime elezioni. Ma neanche per un momento abbiamo pensato di soccombere, di tradire la vostra fiducia.

Dopo cinque mesi di trattative molto dure, i nostri partner, sfortunatamente, nell’eurogruppo dell’altro ieri (giovedì n.d.t.) hanno consegnato una proposta di ultimatum indirizzata alla Repubblica e al popolo greco. Un ultimatum che è contrario, non rispetta i principi costitutivi e i valori dell’Europa, i valori della nostra comune casa europea. È stato chiesto al governo greco di accettare una proposta che carica nuovi e insopportabili pesi sul popolo greco e minaccia la ripresa della società e dell’economia, non solo mantenendo l’insicurezza generale, ma anche aumentando in modo smisurato le diseguaglianze sociali.

La proposta delle istituzioni comprende misure che prevedono un’altra deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, nuove diminuzioni dei salari del settore pubblico e anche l’aumento dell’IVA per i generi alimentari, per il settore della ristorazione e del turismo, e nello stesso tempo propongono l’abolizione degli alleggerimenti fiscali per le isole della Grecia. Queste misure violano in modo diretto le conquiste comuni europee e i diritti fondamentali al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità; e sono la prova che l’obiettivo di qualcuno dei nostri partner delle istituzioni non era un accordo durevole e fruttuoso per tutte le parti ma l’umiliazione di tutto il popolo greco.
Queste proposte mettono in evidenza l’attaccamento del Fondo Monetario Internazionale a una politica di austerity dura e vessatoria, e rendono più che mai attuale il bisogno che le leadership europee siano all’altezza della situazione e prendano delle iniziative che pongano finalmente fine alla crisi greca del debito pubblico, una crisi che tocca anche altri paesi europei minacciando lo stesso futuro dell’unità europea.

 

Greche e greci,

in questo momento pesa su di noi una responsabilità storica davanti alle lotte e ai sacrifici del popolo greco per garantire la Democrazia e la sovranità nazionale, una responsabilità davanti al futuro del nostro paese. E questa responsabilità ci obbliga a rispondere all’ultimatum secondo la volontà sovrana del popolo greco.

 

Poche ore fa (venerdì sera n.d.t.) si è tenuto il Consiglio dei Ministri al quale avevo proposto un referendum perché sia il popolo greco sovrano a decidere. La mia proposta è stata accettata all’unanimità.
Domani (oggi n.d.t.) si terrà l’assemblea plenaria del parlamento per deliberare sulla proposta del Consiglio dei Ministri riguardo la realizzazione di un referendum domenica 5 luglio che abbia come oggetto l’accettazione o il rifiuto della proposta delle istituzioni.

Ho già reso nota questa nostra decisione al presidente francese, alla cancelliera tedesca e al presidente della Banca Europea, e domani con una mia lettera chiederò ai leader dell’Unione Europea e delle istituzioni un prolungamento di pochi giorni del programma (di aiuti n.d.t.) per permettere al popolo greco di decidere libero da costrizioni e ricatti come è previsto dalla Costituzione del nostro paese e dalla tradizione democratica dell’Europa.

 

Greche e greci,

a questo ultimatum ricattatorio che ci propone di accettare una severa e umiliante austerity senza fine e senza  prospettiva di ripresa sociale ed economica, vi chiedo di rispondere in modo sovrano e con fierezza, come insegna la storia dei greci. All’autoritarismo e al dispotismo dell’austerity persecutoria rispondiamo con democrazia, sangue freddo e determinazione.

La Grecia è il paese che ha fatto nascere la democrazia, e perciò deve dare una risposta vibrante di Democrazia alla comunità europea e internazionale.

E prendo io personalmente l’impegno di rispettare il risultato di questa vostra scelta democratica qualsiasi esso sia.

E sono del tutto sicuro che la vostra scelta farà onore alla storia della nostra patria e manderà un messaggio di dignità in tutto il mondo.

In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare che l’Europa è la casa comune dei suoi popoli. Che in Europa non ci sono padroni e ospiti. La Grecia è e rimarrà una parte imprescindibile dell’Europa, e l’Europa è parte imprescindibile della Grecia. Tuttavia un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza bussola.

Vi chiamo tutti e tutte con spirito di concordia nazionale, unità e sangue freddo a prendere le decisioni di cui siamo degni. Per noi, per le generazioni che seguiranno, per la storia dei greci.

Per la sovranità e la dignità del nostro popolo».

Alexis Tsipras

 

L’8 luglio Alexis Tsipras si presenta al Parlamento Europeo a Strasburgo, comunicando che il giorno dopo avrebbe presentato serie di proposte concrete all’ Eurogruppo.

Il 10 luglio il parlamento greco vota la nuova proposta del governo di Alexis Tsipras con cui si chiedono 53.5 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Una cifra superiore a quella chiesta inizialmente di 30 miliardi di euro.

Piano volto a convincere i creditori internazionali,attuando importanti  tagli sulla spesa pubblica per un totale di circa 300 milioni di euro,una serie di privatizzazioni,e aumento delle tasse nelle zone del Pireo e nello specifico portare aumento dell’ iva fino al 23 cento. Tale misura restrittiva colpirebbe sopratutto i piccoli innumerevoli isole che compongono la Grecia che ha un regime fiscale agevolato al 9 per cento e conseguentemente il turismo fonte primaria dello stato greco.

I giorni che si susseguono tengono col fiato sospeso l’Europa e il mondo intero. Come a ogni tavolo ci sono delle fazioni di chi è pro, contro o fa da mediano.

13 luglio ’15

In questo clima rovente di un’estate torrida poche ore fa, sembra raggiunto l’accordo all’ EuroSummit che non porta né vincitori né vinti, secondo la quale come conferma il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, i leader europei hanno deciso di “continuare ad aiutare la Grecia”.

Per ottenere un prestito di circa ottantacinque miliardi di euro Atene ora deve approvare le riforme proposte dai leader dell’eurozona, entro mercoledi 15 luglio.

Misure perentorie e taglienti rispetto a quelle proposte da Alexis Tsipras quali: creare un fondo di privatizzazione del valore di 50 miliardi di euro. Il fondo avrà sede ad Atene e non in Lussemburgo.

Si sta discutendo ancora su un possibile prestito ponte per aiutare la Grecia a pagare i sette miliardi di euro che deve alla Banca Europea. Riuscirà mai la Grecia a sopportare quest’altra austerità motivo per il quale si è trovato sull’orlo del fallimento e a indire un referendum?


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