Ricordate quando i venditori di gadget made in China come Aukey, Mpow, RavPower, Vava, TaoTronics e Choetech hanno iniziato a scomparire misteriosamente dal marketplace online di Amazon, e si è scoperto che la società di Bezos li aveva intenzionalmente cancellati, dando vagamente la colpa alle recensioni degli utenti? Ebbene, a quanto pare si trattava semplicemente della punta dell’iceberg, un problema “enorme”, come lo hanno definito molti esperti del settore, in procinto di emergere in tutta la sua prepotenza. Amazon ha infatti bandito permanentemente, appena qualche ora fa, oltre 600 marchi cinesi, i cui prodotti venivano commercializzati tramite 3.000 diversi account di venditori internazionali.
Amazon ha dichiarato di essere riuscita a “dare un giro di vite” al sistema delle recensioni truccate solo al termine di un’intensa attività di ricerca, durata più di cinque mesi, e non fa, ormai, più mistero sulla dinamica del “mercato parallelo” sviluppatosi: un portavoce ha riferito che questi 600 marchi sono stati banditi per aver “consapevolmente, ripetutamente e significativamente violato le politiche di Amazon, in particolare quelle sull’abuso delle recensioni”.
Il quotidiano South China Morning Post aveva in realtà già fornito una stima piuttosto esatta dei numeri negli scorsi mesi, citando un’intervista con un vicepresidente di Amazon Asia alla televisione di stato, dimostrando come la situazione fosse piuttosto chiara già da parecchio tempo.
Il “giro di vite” menzionato da Amazon è iniziato in seguito alla segnalazione della famosissima giornalista del Wall Street Journal, Nicole Ngyuen, su come aziende, come RavPower ed Aukey, offrissero carte regalo in cambio di recensioni fasulle o gonfiate.
Si tratta solo dell’ultimo atto di una “commedia” che dura da qualche anno.
Amazon vietò la pratica delle “recensioni incentivate” nel 2016, ma il blocco fu subito aggirato dalle aziende cinese: molte offerte furono infatti mascherate con stratagemmi come “programmi VIP” o con fittizie estensioni di garanzia. La maggior parte delle aziende “truffaldine”, dopo il 2016, si è rapidamente diretta verso una tecnica molto più subdola e complicata da scoprire: il rimborso del prodotto o l’erogazione del buono – regalo viene infatti garantito solo dopo l’acquisto del prodotto stesso da parte del cliente. In questo modo Amazon non ha, o meglio, non aveva, modo di distinguere le recensioni fasulle da quelle rilasciate da “semplici” clienti soddisfatti del bene acquistato.
Non è chiaro quali altri marchi cinesi verrebbero inclusi nella “lista nera” di Amazon, ed è in realtà molto probabile che alcuni produttori riusciranno a sfuggire alla rete dei controlli. Aukey è stata, ad esempio, una delle prime aziende di alto profilo ad essere bandita, lo scorso maggio, eppure l’azienda ha continuato a vendere i propri prodotti su Amazon fino a luglio.
All’inizio di agosto, la società madre dell’azienda produttrice di elettronica low cost Shenzhen Youkeshu Technology (più comunemente conosciuta come YKS) ha riferito che Amazon aveva chiuso ben 340 dei suoi negozi online, e congelato oltre 20 milioni di dollari di beni. YKS era uno dei più grandi rivenditori cinesi presenti sulla piattaforma di Bezos, con un giro d’affari stimato in svariati miliardi di dollari all’anno, circostanza che chiarisce definitivamente sino a che punto sia disposta a spingersi Amazon pur di riportare un minimo di ordine e di affidabilità sul proprio marketplace.
Ecco la dichiarazione completa rilasciata da Amazon:
“Amazon lavora duramente per costruire una grande esperienza nel nostro negozio in modo che i clienti possano acquistare con fiducia e che i venditori abbiano l’opportunità di far crescere il loro business in mezzo a una sana concorrenza. I clienti si affidano all’accuratezza e all’autenticità delle recensioni dei prodotti per prendere decisioni di acquisto informate, ed abbiamo politiche chiare sia per i recensori che per i partner di vendita, che vietano gli abusi. Sospendiamo, bandiamo e intraprendiamo azioni legali contro coloro che violano queste politiche, ovunque si trovino nel mondo.
Continueremo a migliorare il rilevamento degli abusi ed a intraprendere azioni legali contro chi approfitta della nostra piattaforma, compresi quelli che consapevolmente si impegnano in violazioni multiple e ripetute delle nostre politiche, compreso l’abuso delle recensioni. Siamo sicuri che le misure intraprese sono nell’interesse dei nostri clienti e delle aziende oneste che costituiscono la stragrande maggioranza della nostra comunità globale di venditori”.
Resta da vedere se la soluzione adottata riuscirà a garantire finalmente un minimo di regolarità in seno al programma di recensioni esistente sulla piattaforma, o se anche questa volta alle aziende che mettono in campo pratiche commerciali scorrette verrà consentito, dopo essere state cacciate dalla porta, di rientrare dalla finestra.