Assegno Unico per i figli a carico: le novità, le modalità di presentazione della domanda ed il simulatore INPS


<strong>Grandi manovre in atto per i lavoratori italiani: dal primo gennaio del 2022 è infatti entrata in vigore la riforma dell’assegno familiare di cui già da tempo si discuteva sia nei salotti politici che tra le associazioni di categoria. La misura va ad interessare nello specifico le provvidenze che lo Stato eroga ai lavoratori tenendo in considerazione la “mole” del proprio nucleo familiare, con particolare riferimento ai figli.

Se in precedenza la normativa in materia prevedeva infatti la compresenza di una serie di istituti che traevano la propria origine e trovavano il proprio fondamento in una serie di circostanze più o meno ampie, come ad esempio gli assegni per il nucleo familiare, le detrazioni fiscali per i figli d’età inferiore a ventuno anni, o il molto discusso “bonus bebè”, il legislatore ha adesso deciso di fare parziale tabula rasa di tale situazione, che molti autorevoli studiosi da anni ritengono la causa di innumerevoli incertezze interpretative a carico delle famiglie, con il D. Lgs. 230/21, con il quale si introduce all’interno del nostro ordinamento giuridico l’Assegno Unico Universale, abbreviato in A.U.U., che molti definiscono una vera e propria rivoluzione copernicana.

Sebbene la misura sia entrata in vigore, come accennato, dal primo gennaio di quest’anno, tale giorno va unicamente considerato come data a partire dalla quale sarà possibile far partire le domande per l’Assegno Unico stesso: il Governo ha infatti chiarito che lo stesso diventerà parte integrante delle buste paga dei lavoratori italiani solo a partire dal prossimo marzo, chiarendo inoltre che l’ente titolato alla gestione della procedura sarà l’ente di previdenza responsabile per il trattamento previdenziale del lavoratore, e che dovrà essere cura del lavoratore stesso inoltrare la richiesta, entro la data, consigliata dall’INPS all’interno di una recente circolare, del prossimo 28 febbraio, così da evitare ritardi ed appesantimenti del sistema.

La domanda per l’assegno unico va inoltrata da uno dei genitori o degli esercenti la responsabilità genitoriale, all’ente previdenziale responsabile tramite un’applicazione all’uopo predisposta e reperibile sul sito dell’INPS, ma in tal caso sarà necessario lo SPID, la Carta d’Identità Elettronica o il CNS, o tramite il supporto del proprio patronato di fiducia.

L’INPS chiarisce inoltre di essere in grado di garantire la corresponsione dell’Assegno entro la fine del mese di Marzo solo per coloro che riescano a rispettare la succitata data del 28 Febbraio, mentre, per coloro che presenteranno la richiesta in data successiva, l’Assegno Unico verrà liquidato a partire dal termine del successivo mese di Aprile.

Possono riscuotere l’assegno i genitori, anche in modalità ripartita, secondo le indicazioni fornite all’atto della richiesta. I figli maggiorenni hanno facoltà di inviare direttamente la domanda per ricevere, autonomamente, la quota di loro spettanza. Anche le detrazioni fiscali per i figli con meno di 21 anni non confluiranno più nella busta paga a partire da marzo.

L’Assegno unico spetta a tutti coloro che risiedono in Italia, compresi coloro che siano nati all’estero e che si siano trasferiti nel Belpaese da almeno due anni.

Massima attenzione dovrà essere prestata alle modalità di presentazione della domanda. Per assicurarsi infatti gli importi di spettanza sarà necessario che il lavoratore inserisca all’interno della domanda la propria certificazione ISEE. Il legislatore chiarisce che la stessa non è obbligatoria, ma che, in sua assenza, il lavoratore avrà diritto soltanto all’importo minimo previsto per l’Assegno Unico. Il lavoratore che dovesse accorgersi di aver incluso un ISEE errato o di averlo addirittura omesso non dovrà tuttavia disperare: sarà infatti possibile inviarlo anche successivamente all’inoltro della domanda, così da poter usufruire del ricalcolo delle somme di spettanza.

Come detto, l’Assegno Unico andrà a sostituire solo una parte delle misure preesistenti, prendendo il posto nello specifico del Premio alla nascita, dell’Assegno di natalità (il cosiddetto Bonus bebè), degli Anf e dele detrazioni per i figli a carico al di sotto dei 21 anni, lasciando inalterato il quadro degli istituti residuali, come ad esempio il Bonus Nido. L’INPS chiarisce a riguardo che coloro che matureranno il diritto all’assegno di natalità entro e non oltre il 31 gennaio 2022 continueranno a percepirlo fino alla data di scadenza della prestazione.

Veniamo adesso agli importi: la somma di spettanza è compresa tra i 50 euro e 175 euro mensili, importo che varia, come accennato, in base all’ISEE del richiedente, con un importo medio, calcolato dall’INPS, quantificato in circa mille euro all’anno. Il legislatore ha inoltre previsto una serie di benefici e di maggiorazioni, che non sono interessate da alcuna soglia d’età dei figli, per le famiglie con figli disabili: in caso di famiglie con minorenni “non autosufficienti” riceveranno 105 euro al mese in più, che scendono a 95 euro in caso di “disabilità grave” ed ad 85 euro in caso di “disabilità media”. Le famiglie con figli disabili d’età superiore a ventun anni riceveranno 50 euro al mese in più.

L’INPS ha predisposto uno specifico simulatore, disponibile per consentire ai contribuenti di poter calcolare in anticipo le somme di spettanza dopo l’introduzione dell’Assegno Unico, reperibile all’indirizzo: https://servizi2.inps.it/servizi/AssegnoUnicoFigli/Simulatore.

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