Attacco americano in Siria contro miliziani filo-Iran. Prima azione militare all’estero del nuovo presidente Biden


La risposta americana agli ultimi tre attacchi missilistici diretti contro le forze di stanza in Iraq si è fatta sentire in maniera decisa. Questa notte il presidente americano Joe Biden ha infatti ordinato un attacco aereo contro una struttura legata ad una milizia filo-iraniana in Siria, con lo scopo di impedire a quest’ultima di compiere altri attacchi in futuro. In una nota ufficiale il Pentagono ha spiegato che il raid, avallato dal presidente Biden dopo aver consultato gli alleati, è stato la riposta particolare all’ultimo attacco missilistico avvenuto il 15 febbraio, nel quale ha trovato la morte un contractor civile, mentre altri militari sono rimasti feriti.

 

L’attacco del 15 febbraio

Nella giornata del 15 febbraio scorso alcuni missili lanciati da un’area a sud di Erbil hanno colpito una base americana situata al confine con la Siria, nel Kurdistan iracheno. L’attacco è stato rivendicato da un gruppo estremista di fede sciita denominato Awliyaa al-Dam. Dopo aver condannato l’attacco, le autorità di Washington si erano affidate a quelle irachene per condurre un’inchiesta. Pur non accusando apertamente l’Iran, la Casa Bianca ha dichiarato di ritenere l’Iran responsabile delle azioni di alcuni gruppi terroristici. Teheran dal canto suo ha negato ogni legame con queste milizie.

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Le dichiarazioni rilasciate dopo l’attacco

Subito dopo l’operazione il portavoce del Pentagono John F. Kirby ha dichiarato: “Siamo fiduciosi sull’obiettivo che abbiamo attaccato, siamo convinti che era usato dalla stessa milizia sciita che ha condotto gli attacchi” ritenendo di aver distrutto varie strutture localizzate lungo la frontiera usate da una serie di gruppi di militanti sostenuti dall’Iran, tra i quali Kait’ib Hezbollah e Kait’ib Sayyid al-Shuhada. Il raid, ha proseguito il portavoce del Pentagono, “manda un messaggio inequivocabile: il presidente Joe Biden agirà per proteggere il personale americano e della coalizione. Nello stesso tempo abbiamo agito in modo deliberato per la de-escalation della situazione complessiva sia nella Siria orientale che in Iraq”.

Intanto l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo ha reso noto che sono rimasti uccisi dal raid, tra i 17 e i 22 combattenti, molti dei quali appartenenti a gruppi terroristici filo-Iran. Nonostante l’entità dell’attacco, la mossa sembra per ora circoscritta. Sullo sfondo gioca infatti un ruolo di primo piano la riapertura dei negoziati sul nucleare tra Iran, Europa e USA. Teheran sta facendo pressioni in ogni modo su Washington affinché si ritorni nell’intesa sul nucleare iraniano del 2015 voluta dall’allora presidente Barack Obama. Secondo alcuni analisti si è trattato di un modo per testare la reazione di Biden, il quale non ha esitato ad agire in maniera energica dimostrando di non accettare sopraffazioni di alcun genere.

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