Pontianak è una città del Kalimantan occidentale, la parte dell’isola del Borneo che appartiene all’Indonesia. È una città che sfugge alle definizioni o categorie univoche. Ha un aeroporto e delle industrie. Ci sono molti scambi commerciali e magazzini di grossisti. C’è il porto fluviale ed il fiume più lungo dell’Indonesia. C’è l’università con una importante facoltà di economia. Ci sono molti alberghi con centri per congressi.
A contrasto con tutto questo c’è una natura ancora viva, addirittura vergine fuori città, ad esclusione dei campi dedicati alla monocoltura della palma (per l’olio), che contribuisce alla deforestazione.
Ci sono sacche di povertà con persone che vivono in baracche. Tantissime bancarelle e cibo di strada (cioè cotto e mangiato sul ciglio della strada). Benché ci abbiano avvertito della presenza di ‘ladri’ in realtà la criminalità è assente.
C’è ancora il Re con un palazzo di rappresentanza. Anche se effettivamente lui ha un lavoro normale come tanti altri. C’è la cultura Dayak con i sapere rurali tradizionali e le lunghe case su palafitte. Ci sono diverse fedi religiose tra Cattolica, Protestante e Musulmana che convivono.
La musica è presente ovunque, con molti studenti che si impegnano ne suonare diversi strumenti. Il turismo occidentale non è ancora arrivato qui. Molte persone ci hanno fermato per strada sorridendo e chiedendo di scattare una foto.
È così che la città è diventata accogliente. Così abbiamo potuto fare amicizia e girare in lungo e largo, in scooter e barca, per scoprirla.
Il video è dunque una testimonianza di amicizia e una storia di accoglienza ed ospitalità.