Burnout, sindrome ufficialmente riconosciuta dall’OMS
Lavorare stanca e ci si può addirittura ammalare. Non è la solita scusa millantata dai fannulloni. E’ quanto riconosciuto dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo decenni di studio.
Gli inglesi definiscono tale condizione di sofferenza con il termine di burnout (“bruciato”, bruciato dagli impegni).
Una condizione che oggigiorno, purtroppo, vivono milioni di persone, frastornate dai ritmi incessanti di lavoro
Burnout, attenzione ai sintomi!
I primi segnali di sindrome da burnout sono un calo di energia, senso di spossatezza, isolamento sociale, momenti di negatività, perdita di efficienza.
Attenzione, però! Lo stress da lavoro non è stato riconosciuto come vera e propria malattia, ma come uno dei fattori che influenzano lo stato di salute.
Il burnout è considerato un “problema associato con l’occupazione o con l’estremo opposto, ovvero la frustrazione dovuta alla disoccupazione“, una sindrome conseguente allo “stress cronico sul posto di lavoro gestito senza successo”. Non una malattia, dunque, ma un “fenomeno legato al lavoro”.
Secondo l’Oms questo fenomeno è caratterizzato da tre sintomi:
- sentimenti di esaurimento mentale o fisico;
- aumento della distanza mentale dal proprio lavoro o sentimenti di negativismo o cinismo relativi al proprio lavoro;
- ridotta efficacia professionale;
L’OMS ha anche precisato che prima di diagnosticare la sindrome da burnout occorre escludere altri disturbi che presentano sintomi simili come il disturbo dell’adattamento, l’ansia o la depressione.
Burnout, soggetti a rischio
Il burnout è una condizione che si riferisce solo ad un contesto lavorativo e non può essere estesa anche ad altre area della vita.
Colpisce tutti quelli che non riescono più a “staccare la spina”, coloro che sono oberati di impegni al punto da scoppiare. Complici anche i nuovi dispositivi mobili che non consentono di liberarsi mai (ci si porta l’ufficio a casa).
In genere colpisce coloro che sono impiegati nelle professioni di aiuto, nelle emergenze, nel sociale come medici, infermieri, poliziotti, vigili del fuoco, assistenti sociali, ma può colpire anche altre categorie di lavoratori.
Le donne, impegnate su più fronti (casa, famiglia e lavoro) sarebbero più esposte degli uomini al pericolo di esaurimento psico-fisico.