Gli autotrasportatori ed i camionisti europei, tramite i propri portavoce, hanno appena dichiarato di “non essere interessati a tornare a lavorare “nel Regno Unito, perché credono che la responsabilità per il caos scoppiato nelle ultime ore sia da addebitarsi unicamente all’operato dell’attuale governo conservatore britannico.
I lettori più attenti ricorderanno l’articolo con cui Magazine Pragma, giusto ieri, gettava luce sull’emergenza da post-brexit sviluppatasi nelle ultime ore a causa della carenza di personale per il trasporto su strada, circostanza che ha causato a sua volta gravi carenze di carburante e di generi di prima necessità.
Ebbene, il Governo Johnson ha ufficialmente approvato i piani per riportare nel Regno Unito almeno 5.000 autotrasportatori stranieri per affrontare la crisi.
Tuttavia, le promesse di visti speciali e di una paga, a quanto pare, di tutto rispetto, con alcune aziende che offrono fino a 78.000 sterline all’anno, sono cadute nel vuoto, quando il portavoce di quello che forse è il più importante sindacato europeo per autotrasportatori ha dichiarato che gli appartenenti alla sua categoria “non andranno nel Regno Unito con un visto a breve termine per aiutare gli Inglesi a uscire dai “casini” (ndr: l’espressione era in realtà molto più cruda) che si sono creati da soli“.
Edwin Atema, responsabile del sindacato olandese FNV, che rappresenta gli autisti in tutta l’Unione Europea e negli Stati Europei extra UE, ha infatti dichiarato che il Regno Unito ha di fronte una “mission impossible”: convincere gli autotrasportatori a tornare ad operare nel mercato britannico sarà a dir poco complesso.
“La paga è un fattore importante, ma non l’unico che conta. La gente nell’Unione Europea e in tutta Europa ha perso completamente la fiducia in questa industria. Prima della crisi del coronavirus e della Brexit, questo settore era già malato, afflitto da multinazionali irresponsabili che trascinano giù i prezzi e da governi poco lungimiranti. I lavoratori dell’UE che rappresentiamo non andranno nel Regno Unito con un visto a breve termine per aiutare gli Inglesi a uscire dalla m**** che hanno creato loro stessi“.
Gli autotrasportatori britannici, dal canto loro, sono al momento altrettanto disillusi e disincentivati: in molti, alla luce delle problematiche emerse negli ultimi giorni, stanno lasciando il lavoro, paragonando il modo in cui sono trattati “ad essere i lebbrosi della società“.
Le conseguenze di questa situazione a dir poco conflittuali sono praticamente disastrose per l’economia britannica: La Road Haulage Association, la principale associazione di categoria per il trasporto su gomma, riporta di essere a corto di 100.000 autisti e ritiene che almeno in 20.000 se ne siano andati per motivi legati alla Brexit.
E, come visto, le conseguenze di questa imponente carenza non si sono fatte attendere: in tutto il Regno Unito le pompe di benzina sono rimaste a secco, e le catene di supermercati e i ristoranti sono stati colpiti dalla carenza di alcuni tipi di cibarie e di generi di prima necessità. Queste carenze hanno già iniziato a seminare il caos per le strade, con gli automobilisti che formano code, a volte per ore, pur di riempire i serbatoi delle proprie auto, mentre gli appelli dei lavoratori che non riescono a recarsi sul proprio luogo di lavoro perché rimasti “a secco” continuano a susseguirsi sui Social Networks.
Il Governo Johnson a quanto pare avrebbe già deciso di mobilitare addirittura l’Esercito per gestire la crisi carburante, con le prime unità già preallertate e pronte a venir dispiegate nei principali poli metropolitani, da Londra, a Manchester a Liverpool. Le conseguenze si avvertono anche in settori apparentemente slegati da quello del trasporto su gomma: molti datori di lavoro e molti plessi scolastici sono dovuti infatti tornare ad operare “da remoto”, e decine di partite dei campionati minori di calcio sono state rimandate a data da destinarsi, poiché molte squadre non sono riuscite a rifornire di carburante i propri autobus e non sono dunque riuscite a partire per le rispettive trasferte.