Caso Djokovic, Novak confessa: ha violato l’isolamento mentre era positivo!


La superstar Novak Djokovic, n°1 al mondo in classifica ATP, coinvolto negli ultimi giorni in uno scandalo internazionale che ha avuto origine dalla sua decisione di partecipare agli Australian Open, uno dei tornei più importanti dell’annata tennistica, senza essersi sottoposto a regolare ciclo di vaccinazione contro il Covid – 19, ha ammesso in una recente dichiarazione rilasciata a stampa e tifosi di aver incontrato un giornalista sportivo mentre era positivo al virus, violando, nei fatti, l’isolamento imposto ai soggetti infetti.

Djokovic ha ammesso tali circostanze all’interno di un post su Instagram scritto per chiarire, a suo dire, quella che ha definito “la disinformazione attualmente in corso” riguardo i suoi spostamenti degli ultimi mesi.

Come si suol dire, la pezza è risultata essere peggio del buco: Novak ha infatti in tal modo fornito le prove di un comportamento che in molti si sono affrettati a definire come “preoccupante e pericoloso”, e ci si aspetta che ci saranno conseguenze sulle speranze nutrite dal campione serbo di poter disputare il torneo di Melbourne.

Il numero uno del tennis maschile mondiale spera ancora infatti di poter giocare gli Australian Open la prossima settimana, nonostante la sua partecipazione sia stata messa più volte in forte dubbio a causa della querelle con il governo australiano circa la validità del suo visto d’ingresso nel Paese.

Dopo infatti la decisione da parte del governo Australiano di revocare il visto di Djokovic, ed il colpo di scena da parte di un giudice locale che ha ribaltato la decisione governativa, situazione che sulla carta avrebbe consentito al tennista di poter finalmente accedere al suolo Australiano, le ultime dichiarazioni mettono nuovamente a rischio la partecipazione di Djokovic, stavolta per motivazioni etiche, causate da una, a questo punto probabile, violazione dell’isolamento da parte dell’atleta, che aveva dichiarato di essere risultato positivo al Coronavirus durante lo scorso dicembre.

La battaglia combattuta da Djokovic contro il Governo Australiano, secondo molti eccessiva e di pessimo esempio per gli sportivi di ogni tipo, affonda le proprie radici in un obbiettivo storico da parte del serbo: se Novak, infatti, dovesse riuscire a vincere questa edizione degli Australian Open – vincendo dunque il suo 21° grande slam – diventerebbe il tennista maschio di maggior successo nella storia.

Nel succitato post Instagram, Djokovic ha riferito di aver incontrato, in occasione di un intervista per il quotidiano francese L’Equipe, un cronista sportivo, in quanto, a suo dire, non aveva voluto “deludere il giornalista“.

[Ho fatto in modo] di prendere le distanze socialmente e di indossare una mascherina, tranne quando la mia fotografia è stata scattata“, ha scritto il tennista.

L’Equipe ha confermato in un articolo che la star del tennis ha indossato una mascherina per tutto il tempo richiesto dall’intervista, rifiutando, per giunta, le richieste, avanzate dal giornalista, di toglierla per “soli” cinque minuti.

Il giornalista in questione, Franck Ramella, ha riferito che gli era stato imposto dal team del tennista di non chiedere a Djokovic del suo stato di vaccinazione o dei prossimi Australian Open, e che quindi “non ha chiesto se Novak avesse considerato di fare un test“.

Le rivelazioni hanno già causato le prime conseguenze, con l’International Tennis Writers Association che ha recentemente descritto l’incidente come “profondamente preoccupante” in una dichiarazione rilasciata alla CNN.

Come giornalisti, facciamo molta attenzione ad aderire a tutte le regole Covid-19 in vigore e ci aspettiamo che tutti i giocatori facciano lo stesso“, ha riferito Simon Chambers, co-presidente del gruppo.

“Inoltre, va notato che i giornalisti devono essere completamente vaccinati per viaggiare a Melbourne per gli Australian Open di quest’anno“, ha aggiunto Chambers.

Djokovic ha anche ammesso di aver reso una falsa dichiarazione sul suo modulo di viaggio prima di entrare in Australia, chiarendo che il proprio agente avrebbe fatto un errore nel momento della compilazione di una sezione del modulo afferente i suoi spostamenti recenti, andando a dichiarare erroneamente che il tennista non aveva viaggiato nei 14 giorni prima del suo arrivo in Australia, circostanza dimostratasi come falsa, in quanto il 34enne era stato sia in Serbia che in Spagna prima di recarsi a Melbourne.

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