Roma chiede il 50% degli introiti del bene gestito dai giovani del Rione Sanità
Il Rione Sanità di Napoli era uno di quei quartieri dove il pane quotidiano era rappresentato dal degrado e dalla criminalità.
Un vero e proprio ghetto, il cui degrado aveva offuscato la bellezza dei suoi monumenti ed edifici storici.
Nel 2006 però, grazie all’intuizione del parroco di Santa Maria della Sanità, Don Antonio Loffredo (premiato quest’anno al Premio Penisola Sorrentina per il suo impegno sociale), accade il miracolo.
Don Antonio riesce ad insegnare ai giovani della sua comunità parrocchiale che “le cose belle” non solo fanno crescere le persone, ma possono dare una spinta al lavoro e all’occupazione.
Così attraverso la “La Paranza”, cooperativa composta da giovani che non hanno perso ancora la speranza e che hanno voglia di respirare “aria nuova”, il Rione Sanità, dove la convivenza tra gli abitanti e le risorse artistiche del luogo sembrava impossibile, rinasce a vita nuova e da ghetto si trasforma in meta turistica.
Tenaci e volonterosi, i ragazzi de “La Paranza” si avvinghiano al loro sogno e lavorando sodo riescono a rendere agibili e aperti al pubblico tesori inestimabili come quelli delle catacombe di San Gaudioso e San Gennaro – il che significa averle ripulite, illiminate, creato percorsi, costruito pensiline in ferro, studiate, aver prodotto materiale promozionale e tanto altro ancora.
Tanto lavoro, ma il successo non tarda ad arrivare
I visitatori delle catacombe di San Gennaro e San Gaudioso, in pochi anni , si sono quintuplicati (1000mila visitatori nel 2017 ed il numero stimato per il 2018 è già maggiore del 20%).
Dalla bellezza dunque si è sviluppata un’economia sociale che ha dato vita a una vera e propria rete di cooperative ed artigiani.
Oggi circa 50 persone lavorano in questo progetto regolarmente stipendiati ed inquadrati.
Roma chiede ciò che a Roma è dovuto
In base ad un concordato del 1929 al Vaticano compete una percentuale sugli incassi ottenuti dalle cooperative napoletane che gestiscono le catacombe.
Così lunedì c’e stato l’incontro tra il Cardinale Ravasi ed il Cardinale Crescenzio Sepe al fine di affrontare questa delicata, quanto spinosa, questione.
Il Vaticano chiede quasi 700 mila euro, ossia la metà degli incassi dal 2006 ad oggi .
Vien da chiedere dove fosse il Vaticano quando prima del 2006 le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso si trovassero in totale stato di abbandono.
Ma veniamo al dunque. Roma storce il naso dinanzi alla gestione delle cooperative napoletane: «Altrove non si fa così». Perché altrove chi lavora riceve un contributo da volontario e non un regolare stipendio”
“Altrove” non è certamente il “Rione Sanità”! – su quegli stipendi quei 50 ragazzi della Sanità, tirati fuori da un futuro quasi certamente discutibile, hanno costruito le loro vite.
E dalla Chiesa forse ci si aspetta un atteggiamento sicuramente diverso, caritatevole, da buon cristiano, il che non esclude di “dare a Cesare ciò che a Cesare spetta”, ma di rivedere la percentuale che il Vaticano richiede.
“Dov’è Carità e Amore…”
Staremo a vedere quale sarà l’esito dell’incontro tra i due cardinali.
Naturalmente, si confida negli insegnamenti del Vangelo affinché si possa ottenere una giusta collaborazione tra le curie capitoline e quelle partenopee che tenga conto delle particolari esigenze del Rione Sanità e consenta un’equilibrata gestione dei proventi delle catacombe.
Fonte foto:Wikipedia