Charlie Hebdo e Alì: il terrore del terrorismo


L’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, un anno fa

Dopo la notte buia di Parigi l’Europa è caduta in uno stato di prostrazione psicologica come poche altre volte è successo, nel corso della sua lunga storia; anche il Vecchio Continente, ha avuto, infatti, il suo 11 settembre, l’attacco al cuore della sua civiltà, prima colpendo la redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo” -reo soprattutto di aver ironizzato sull’Islam attraverso la pubblicazione di alcune vignette raffiguranti Allah- e poi al cuore del suo territorio, attraverso la strage del Bataclan.

Colpire la cultura occidentale, colpirne lo stile di vita, fiaccare gli animi dei cittadini instillando la paura: questi gli obiettivi dei terroristi, facilitati -nella loro mission– dalla notevole abbondanza di mezzi, tecnologici e quindi economici, che inspiegabilmente consente loro di raggiungere chiunque attraverso il web. Restando impuniti e irrintracciabili.

L’effetto domino di questa campagna che è anche di terrorismo psicologico è evidente nei fatti di Bruxelles; a pochi giorni dalla strage di Parigi, l’allarme suscitato da possibili attentati in Belgio ha fatto fare all’Europa tutta un passo indietro nel tempo: una città sotto assedio, sotto il regime di un coprifuoco come durante la Seconda Guerra mondiale fu per Londra e per Roma. Mezzi di trasporto, scuole e negozi chiusi fino a nuovo ordine, nell’attesa che esplodesse una bomba o si catturassero gli organizzatori dell’eventuale attentato.

Stati di emergenza che toccano Europa e America, dove ormai le comunità musulmane, pur se perfettamente integrate, vengono guardate con sospetto e con paura: da San Bernardino a Parigi, il cerchio sembra chiudersi attorno ai cittadini europei, i quali stanno ricordando la morte dei redattori di “Charlie Hebdo” mentre un giovane non meglio identificato, ma che si chiamerebbe Alì tenta -da solo- l’assalto ad un commissariato parigino, gridando “Allah Akbar” e munito di finta cintura di esplosivo cerca di vendicare i morti siriani.

Già, i morti siriani, quelli uccisi dalle bombe intelligenti, quelle che non dovrebbero colpire campi di civili nè case nè ospedali; quelle che immancabilmente falciano la vita di cittadini inermi. Forse dovremmo creare un nuovo giorno della Memoria, per ricordare i morti sconosciuti, quelli di cui nessuno si ricorda.

 

 

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