Cile, Sebastian Piñera chiede perdono dopo aver dichiarato di essere in “guerra”


Proteste in Cile: Il presidente cileno Sebastian Piñera ha chiesto pubblicamente perdono in un discorso dal Palazzo della Moneda, sostenendo di non aver compreso la gravità di quello che stava accadendo ed ha prontamente annunciato un “agenda sociale di unità nazionale”. Misure sociali incisive sono state promesse soprattutto in riferimento al sistema pensionistico (trai peggiori del mondo), sanità, tariffe energetiche, aumento del salario minimo e imposta sulla ricchezza. Nella giornata di ieri intanto il presidente ha incontrato i partiti politici nel tentativo di trovare una via d’uscita alla crisi. La frase pronunciata nei giorni scorsi per cui il Cile si troverebbe in “guerra” ha scatenato moltissime polemiche oltre che dei partiti dell’opposizione anche di esponenti della maggioranza come il generale Javier Iturriaga, responsabile delle operazioni di sicurezza degli ultimi giorni.

 

L’origine delle proteste

A partire dal 18 ottobre il Cile è scosso da violente proteste di piazza antigovernative che hanno portato fino ad oggi a 15 morti e più di 2000 arresti. Tutto è nato dopo l’entrata in vigore dell’aumento (circa 30 centesimi) del costo del biglietto della metropolitana di Santiago nelle ore di massimo transito. Immediatamente dopo sono iniziati i primi ingressi di massa senza l’obliterazione del biglietto, perlopiù attuati da studenti liceali e universitari. Tra le loro richieste anche il miglioramento del sistema educativo e dell’edilizia scolastica. Successivamente, e praticamente a macchia d’olio, il fuoco della protesta si è esteso anche ad altri ceti sociali. Un’escalation di violenze che ancora non si è placata.

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Proteste in Cile, le profonde disuguaglianze del paese

Il Cile risulta essere uno dei principali paesi del mondo con la maggiore sperequazione sociale. La distribuzione della ricchezza è la seconda peggiore del pianeta preceduta solamente da quella del Qatar (Indice Palma). Il welfare risulta praticamente inesistente e lo stipendio medio è meno di 500€ mensili, il che ha condotto molte famiglie nel corso degli anni a indebitarsi per arrivare a fine mese. Il dominio totale del libero mercato – una caratteristica precipua del paese andino è stata fin dagli anni ’80 un’adesione totale alle politiche neoliberistiche che hanno tagliato nettamente spesa pubblica, tasse e intervento sociale – è la base anche del sistema sanitario che privilegia i più ricchi a scapito delle classi meno agiate. Dalla fine dell’esperienza di Allende, il Cile ha registrato un drammatico aumento di distanza tra i ricchi e la classe media, che è sensibilmente aumentata, ma che non ha migliorato conseguentemente le proprie condizioni. L’aumento del costo del biglietto quindi, unito a quello di luce e acqua e alle inefficienze statali dei servizi pubblici hanno esasperato la situazione facendola letteralmente deflagrare.

 

La denuncia di Amnesty International

Dopo le escalation degli ultimi giorni Amnesty International ha sollecitato Piñera a rispettare i diritti umani e ad ascoltare le richieste della popolazione durante lo stato di emergenza in cui versa il paese. Una nota ufficiale della direttrice Erika Guevara-Rosas sostiene che “già nei giorni scorsi, nel contesto delle proteste contro l’aumento del prezzo dei trasporti pubblici, le forze di sicurezza hanno impiegato forza eccessiva e sono stati segnalati arresti arbitrari di manifestanti”, prosegue poi affermando che “criminalizzare le proteste non è la risposta” e che tali azioni non possono essere in nessun modo usate “come pretesto per limitare i diritti di espressione e di manifestazione pacifica. […] La popolazione ha tutto il diritto e molte ragioni di protestare”.

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