Comincia lo smarcamento da Draghi ?


In Senato sta capitando spesso che la maggioranza sia battuta e dopo il ddl Zan due emendamenti su decreti, riguardanti capienze sui bus turistici e età dei dirigenti Asl per la pandemia, sono approvati grazie ai voti di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Italia Viva.

Accuse, insoddisfazioni e minacce di boicottaggio

In precedenza all’interno del decreto Proroghe c’è stato un altro passo falso del governo Draghi su due ordini del giorno in tema di giustizia e intercettazioni e pure sui relatori della legge di Bilancio c’è stato uno scontro interno al centrosinistra tra PD, Leu e movimento 5 stelle. Dopo le nomine in Rai senza l’appoggio dei 5 stelle questo contrasto con il mancato voto pentastellato a Vasco Errani, esponente di Liberi e eguali, potrebbe essere una rivalsa voluta da Giuseppe Conte, che ha manifestato pubblicamente tutta la sua insoddisfazione per i direttori di testata del servizio pubblico, minacciando addirittura il boicottaggio.

Insomma queste numerose sconfitte della maggioranza di governo fanno vacillare la certezza della tenuta della stessa nei prossimi mesi, soprattutto in vista dell’elezione per il presidente della Repubblica. PD e cinque stelle accusano apertamente Renzi di tramare contro il governo per provocare una crisi, ma il capo gruppo dei senatori di Italia viva, Ettore Rosato, respinge tutte le accuse, affermando che i voti del suo partito non sono un segnale politico, ma solo una manifestazione del pensiero dello stesso nel merito dei provvedimenti.

Anche secondo il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, queste battute d’arresto del suo governo sono solo normali dinamiche parlamentari tra le forze politiche, ma sembra che la tensione cominci a salire. Il fatto che ripetutamente Italia viva voti assieme a forza Italia e fratelli d’Italia sembra un avvertimento in vista delle elezioni per il Quirinale per fare capire innanzitutto a Letta e Conte che il nome del capo dello stato va concordato insieme e che non potrà essere ancora una volta un esponente del partito democratico, ma anche un segnale allo stesso Draghi.

…e Draghi? Dove lo mettiamo?

Il presidente del Consiglio non appare più decisionista come nei mesi scorsi e forse sta aspettando le condizioni per passare da palazzo Chigi al Quirinale, una decisione che spetta logicamente al Parlamento. Il segretario del PD ha proposto un tavolo politico alle forze di maggioranza per decidere la questione della presidenza della Repubblica anche alla luce del rifiuto espresso da Mattarella al secondo mandato, ma la situazione si sta arenando pericolosamente. Secondo molti dei ministri attuali Draghi deve assolutamente restare al governo perché una sua votazione alla presidenza della Repubblica sarebbe esposta alle insidie dei franchi tiratori, rischiando una pericolosa crisi istituzionale e a quel punto lo stesso presidente del Consiglio potrebbe non avere più alcuna maggioranza.

In realtà Mario Draghi potrebbe contare sui voti del partito più forte all’opposizione, fratelli d’Italia, che però si esprimerebbe in tal senso solo per arrivare più velocemente alle elezioni politiche; insomma la partita del Quirinale si intreccia inesorabilmente con la questione della durata della legislatura. Se ci fosse una crisi di governo in questo momento cruciale, secondo il ministro del lavoro Orlando, sarebbero a rischio provvedimenti fondamentali sulla pandemia e l’attuazione del Pnrr e il parlamento rischierebbe il corto circuito per l’estrema divisione tra e dentro le forze politiche.

Il terremoto delle nomine Rai

Pesa molto la vicenda delle nomine Rai perché Conte è molto arrabbiato con Letta e lo stesso Draghi e si cerca di ricucire i rapporti attraverso la mediazione del ministro degli esteri, Luigi Di Maio, ritenuto abile trattativista nelle situazioni di crisi. Ma in realtà la situazione parlamentare del movimento 5 stelle non si può ridurre semplicemente alla divisione tra contiani ed esponenti vicini a Di Maio perché ci sono quelli che si ritengono indipendenti o grillini storici, il più autorevoli dei quali è sicuramente il presidente della Camera, Roberto Fico e poi ci sono i tantissimi fuori usciti dal movimento, che hanno formato altri gruppi.

Infatti, oltre ad Alternativa c’è, gruppo numeroso che sembra avere come leader l’ex ministro Barbara Lezzi, Nicola Morra, ma anche l’esterno Di Battista, sono presenti nel Parlamento Italexit dei senatori Paragone e Mario Giarrusso, e anche vecchi partiti, come quello comunista di Rizzo, grazie alla richiesta dell’ex grillino Emanuele Dessì, Potere al popolo e Italia dei valori, tutti ripescati dai fuori usciti dal movimento per avere una denominazione come componente nel gruppo misto, sfruttando la partecipazione di queste forze politiche alle ultime elezioni politiche del 2018.

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