– “Posso avere un caffè?” – chiedo ieri mattina al barista ostacolata da un tavolino che mi vieta l’ingresso. Il barista mi fa cenno di sì e inizia a prepararlo.– “Ma siamo in zona gialla, perchè non posso entrare nel bar?” gli urlo da fuori mentre sta per essere ultimato il mio macchiato amaro.– “Signò, è l’Italia! Secondo il nuovo decreto il bancone dovrei tenerlo fuori al bar.”
La rabbia dei baristi: “Non è affatto una ripartenza!”
Il nuovo decreto stabilisce che è ammessa la consumazione ai tavoli solo all’aperto. Stessa sorte per il caffè. Potrà essere consumato al bancone solo se il bancone si trova all’aperto. Una decisione oltremodo amara per gli addetti al settore che tra l’altro viene resa pubblica in secondo momento con un chiarimento contenuto in una circolare del Ministero degli Interni.
“Sfugge il motivo per cui il ritorno in zona gialla non preveda il ritorno alle norme precedentemente previste per tale colorazione, con la possibilità di consumo al bancone e sul posto, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria alle quali le imprese si sono diligentemente adeguate e hanno investito da tempo” spiega al Giornale Andrea Rotondo, presidente di Confartigianato Roma.
Un passo indietro rispetto a marzo quando, in zona gialla, era possibile consumare al banco. Tra l’altro gli esercizi pubblici, lo scorso anno, si sono adeguati a tutti i protocolli di sanificazione previsti all’interno dei locali per poter permettere la consumazione al banco.
La circolare del Ministero, insomma, giunge come un colpo di mannaia e finisce per azzoppare tutti quegli esercizi commerciali che non hanno la possibilità di avere tavolini all’aperto. Pensate ai piccoli bar dei centri storici. Dove potranno mai sistemare un tavolino all’esterno? Consentire la riapertura solo di quelle attività che dispongono di tavolini all’aperto, significa prolungare ancora il lockdown per almeno la metà di bar e ristoranti dell’intera Penisola.
E menomale che il nome scelto per il decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, è “Riaperture”!
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