“Maestà, il popolo ha fame”
“Che i loro figli facciano yoga!”
Enrico Letta, appena battezzato neo-segretario del Partito Democratico, aveva puntato forte sui giovani. Ma mica tanto per dire, eh: l’allargamento del voto ai 16enni e 17enni è stato uno dei suoi argomenti del primo minuto, un cavallo di battaglia su cui ha speso tante, tantissime parole. Sebbene la questione sia tutt’altro che stupida, con fini analisti che in qualche modo hanno perorato la validità della proposta, cade in un momento storico in cui il popolo e il Paese hanno altre priorità che allargare l’elettorato attivo. Dal neoproclamato massimo rappresentante del principale partito di centrosinistra, facente de facto parte di una inedita maggioranza allargata e che esprime tre Ministri dell’attuale Esecutivo (e non certo in posizioni secondarie: Guerini alla Difesa, Orlando al Lavoro e Franceschini alla Cultura) in una fase storica assolutamente eccezionale, sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di diverso. Così facendo, l’insediamento di Letta alla guida del Pd sembra avulso dal contesto, dal momento, dal dibattito e dalla storia che stiamo scrivendo.
L’Italia in ginocchio vuole sentire altro
Discutere di allargare il voto ai 16enni non è la stessa cosa di parlare di Ius Soli o di contrasto all’omotransfobia. Non parliamo di battaglie su diritti negati o a favore dell’integrazione. Non stiamo discutendo di temi imprescindibili nel nuovo millennio in cui maturiamo un gap storicamente importante. Parliamo di un’operazione spot e assolutamente trascurabile al momento, operazione che sembra dettata soprattutto dalla volontà di far confluire un certo target di elettori nelle proprie (numeriche) fila. Per questo, le dichiarazioni di Letta sembrano completamente fuori contesto.
L’Italia in ginocchio causa Covid vuole sentire altro. Vuole sapere quando e come ripartirà. Lo vogliono sapere i proprietari di cinema e palestre, i piccoli esercenti, i lavoratori dell’indotto turistico, quelli invischiati nella difficile chiamata al vaccino. Lo vogliono sapere anche i ragazzi che sono in dad a intermittenza ormai da oltre un anno (in alcune regioni possiamo anche togliere l’intermittenza, leggesi Campania). Il mondo della scuola è sicuramente uno di quelli che più ha sofferto la pandemia e le sue stringenti limitazioni che ci hanno privato di qualsivoglia normalità. Ed è lecito per i ragazzi avere risposte chiare ancor più che facoltà di voto.
E se il Pd – in fin dei conti – è autonomo nel definire le sue priorità, stessa cosa non si può dire dei lavori parlamentari. In tal caso, volendola dire alla Beppe Grillo dei primi tempi, onorevoli e senatori sono eletti dai cittadini e stipendiati con i nostri soldi e – senza voler sembrare un pentastellato integralista – forse una maggiore sensibilità nell’intercettare argomenti utili male non sarebbe. Quantomeno, non facciamo perdere tempo a chi lavora.
Onorevole, ma le sembra questo il momento?
Per questo fa sorridere amaramente che, al battesimo di fuoco della riapertura generale delle scuole, in piena fase di valutazione dei rischi, con una situazione a rischio esplosione trasversale a tutto lo Stivale, un’onorevole eletta in quota Movimento 5 Stelle (poi espulsa e attualmente indipendente appartenente al gruppo parlamentare di Centro Democratico), l’onorevole Gloria Vizzini, riesca a trovare il modo, durante un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di avanzare l’inserimento dello yoga nel Piano triennale di offerta formativa delle scuole primarie e secondarie.
Sì, avete letto bene: yoga a scuola.
“Lo yoga sta suscitando un sempre più grande interesse nel nostro Paese. La sua pratica condivide con l’insegnamento delle scienze motorie e sportive tutti gli obiettivi e le finalità presenti nei piani scolastici attuali. Per questo spero che il ministro Bianchi guardi con favore all’introduzione di un progetto sperimentale per inserire la pratica dello yoga all’interno del Piano triennale dell’offerta formativa degli istituti primari e secondari. Il Ministro valuti anche il suo inserimento all’interno della formazione degli insegnanti di educazione fisica con corsi di aggiornamento specifici o la possibilità di farlo svolgere ad insegnanti qualificati e certificati, selezionati dai Dirigenti scolastici dei singoli istituti”
on. Gloria Vizzini
Immagino già la scrivania del ministro Bianchi, piena di fogli e appunti sulle centinaia di impellenze che nel mondo della scuola richiedono risposte e soluzioni veloci, e questo appunto sullo yoga svolazzare e venire spostato qui e lì. Ora, sia chiaro, lungi da noi sottovalutare il benefico impatto di una disciplina di millenaria tradizione sui nostri giovani. Ma, onorevole Vizzini, in piena e totale sincerità: le sembra questo il momento?