I bombardamenti intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, ripropongono l’incubo Chernobyl, teatro del più grave disastro atomico della storia. Era il 26 aprile del 1986, l’esplosione e l’incendio nel Reattore numero quattro provocarono una potente nube radioattiva che contaminò l’aria, il suolo e l’acqua di vaste aree limitrofe e raggiunse gran parte dell’Europa. Secondo il rapporto del Chernobyl Forum redatto da agenzie dell’Onu l’errore umano che scatenò il disastro causò 65 morti, tra i 200 mila e i 350 mila sfollati, e un sensibile aumento di malattie oncologiche negli anni successivi. E quell’incubo potrebbe ritornare; un eventuale danneggiamento del sarcofago (che ricopre le sostanze radioattive ancora presenti tra le macerie) o l’esplosione in una delle altre centrali durante questi combattimenti rischia di provocare, quindi, una nuova tragedia. Scenario che non si può escludere secondo Mariagabriella Pugliese, docente di fisica applicata presso il Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” della Federico II e fino al 2021 Presidente SIRR – Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni
Allarme nucleare. Mariagabriella Pugliese: “Esiste il rischio di una nuova Chernobyl”
“Il pericolo purtroppo esiste ed è un rischio che l’Europa e il mondo non possono permettersi di correre. Sarebbe un disastro enorme. La distruzione di uno dei reattori nucleari presenti sul territorio ucraino – avverte la professoressa Pugliese – provocherebbe una contaminazione come quella di Chernobyl, che ancora a distanza di anni stiamo affrontando, e che resterebbe a lungo nei nostri cibi, nelle acque e sui terreni.
Attualmente in Ucraina ci sono quattro centrali nucleari e 15 reattori in totale: “Quella di Zaporizhzhia, al centro dei combattimenti la notte del 3 marzo, è la più grande d’Europa e ha sei reattori che anche se rimodernati sono comunque datati. Un attacco a quell’impianto – continua la docente – sarebbe un disastro e gli effetti, superiori a quelli di Chernobyl, interesserebbero non solo le zone circostanti ma anche tutta l’Europa. E non ci sarebbe modo per intervenire proprio come in passato quando la nube radioattiva fu trasportata molto lontano dal vento”.
“Insomma – conclude – un attacco a quegli impianti deve assolutamente essere scongiurato così come va scongiurato l’errore umano che causò l’incidente di Chernobyl visto che oggi gli ingegneri e i tecnici che continuano a lavorare all’interno delle centrali controllate dai russi stanno sicuramente svolgendo le loro mansioni sotto stress”. Quindi ci deve essere massima attenzione e vigilanza. E non solo da parte dell’Ucraina.
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