Il governo danese ha deciso di affrontare, in modo drastico ma intelligente, il problema dell’integrazione degli stranieri. Nel piccolo e ricco regno, infatti, migranti e profughi sono aumentati in modo esponenziale dal 2015, anno in cui Angela Merkel aprì unilateralmente le porte della Ue alle grandi migrazioni.
La nuova misura del governo danese
L’esecutivo di Copenaghen ha annunciato che diventerà obbligatorio in ogni asilo e scuola per i bambini anzitutto imparare la lingua danese e poi conoscere il valore della democrazia, la Costituzione e l’importanza della feste cristiane più importanti.
Tutto ciò, a prescindere dalla religione a cui i bimbi o le loro famiglie credono.
Una decisione concordata
La decisione, presa dal governo guidato dal premier conservatore Lars Lokke Rasmussen, è stata concordata con i socialdemocratici e con gli altri partiti di opposizione e quindi votata a larga maggioranza.
Previste 25 ore di lezione settimanali
La misura prevede 25 ore di lezione settimanali sulla democrazia, la Costituzione e le feste più importanti.
L’obiettivo dichiarato della maggioranza è di smontare l’attuale struttura sociale divisa in ghetti e cercare di costruire un tessuto sociale omogeneo con valori comuni.
Lezioni obbligatorie pena la perdita degli assegni familiari
Naturalmente i genitori manterranno, in linea di principio, il diritto a scegliere come educare i loro figli.
Vi sarà però l’obbligo di partecipare a lezioni della scuola elementare dedicate all’integrazione. I primi temi saranno l’apprendimento della lingua ma poi verrà anche l’obbligo di apprendere il ruolo delle tradizioni danesi, incluse le celebrazioni delle feste cristiane di Natale e Pasqua. Un rifiuto delle famiglie potrà scontrarsi con la reazione delle autorità che comporterà la perdita degli assegni familiari per i bimbi. La misura entrerà in vigore a partire dal 1 luglio 2019.
Le “zone ghetto” in Danimarca
Si calcola che la percentuale di migranti nelle cosiddette “zone-ghetto” sia arrivata, lo scorso anno, al 66,5 per cento. Si è anche calcolato che, su 5,7 milioni di persone residenti, l’8,7 per cento sia di origine non europea e non cristiana.
La Danimarca utilizza ufficialmente il termine di “zone-ghetto” per i quartieri a maggioranza non autoctona.
Fonte: Repubblica.it