Delitto di Via Poma, nuove indagini sull’assassinio di Simonetta Cesaroni


Restano lì, in quella foto in bianco in nero scattata sulla spiaggia, i sogni di una ragazza poco più che ventenne. Chi le ha spezzato i sogni? Chi ha ucciso Simonetta? E chi è Mister X?

Roma – Il 7 agosto 1990 il corpo di Simonetta Cesaroni viene ritrovato in un appartamento di via Poma. Simonetta è nuda. Sul suo corpo le ferite inferte da 29 coltellate. Secondo le risultanze dell’esame autoptico, la morte della ragazza sarebbe avvenuta tra le 18 e le 18,30. Da allora, rodiverse persone sono state iscritte nel registro degli indagati, ma nessuno di esse è stata condannata. Da allora, dopo 32 anni, si cerca ancora l’assasino di Simonetta Cesaroni.

Delitto di Via Poma, nuove indagini sull’assassinio di Simonetta Cesaroni

Pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Simonetta, venne fermato Pietrino Vanacore, uno dei portieri dello stabile di Via Poma. A destare sospetto i pantaloni di Vanacore sporchi di sangue. Quel sangue fu dimostrato che non apparteneva a Simonetta, bensì allo stesso Vanacore.

Archiviata la posizione di Pietrino Vanacore e successivamente quella di Salvatore Volponi, datore di lavoro della Cesaroni, le indagini si indirizzarono verso la cerchia di conoscenze della ragazza.  Nel 1992 i sospetti ricaddero su Federico Valle, nipote dell’architetto Cesare Valle, che abitava nel palazzo di via Poma. E’ l’austriaco Roland Voller che indirizza i sospetti su Federico Valle rivelando che la madre del ragazzo gli aveva raccontato che quella sera il figlio sarebbe rientrato a casa sporco di sangue. Ma anche Valle venne prosciolto.

Nel 2006 a finire nel registro degli indagati è l’ex fidanzato di Simonetta, Raniero Busco, che in primo grado viene condannato a 24 anni di carcere. Dopo tre gradi di giudizio, però, anche Busco viene scagionato da tutte le accuse.

Elementi da non sottovalutare:

  • Vanacore avrebbe dovuto testimoniare nel processo Busco, ma alcuni giorni prima di comparire in tribunale, si suicidò;
  • A pochi minuti dal delitto fu visto un ragazzo allontanarsi a bordo di una Peugeot la cui identità non fu mai accertata. Rimase per tutti “Mister X”;
  • E’ molto probabile che l’assassino abbia avuto un complice, ovvero che una persona l’abbia aiutato a ripulire la scena del crimine. Il tagliacarte con il quale fu uccisa la povera Simonetta fu ritrovato perfettamente pulito sulla scrivania dell’impiegata alla quale apparteneva.

Smentito un alibi

Ora la Procura di Roma ha avviato, dopo una denuncia presentata dai familiari della ragazza, un nuovo procedimento. Pare che sia stato smentito l’alibi di uno dei personaggi finito nelle indagini. La posizione di uno dei sospettati, dunque, cambia, dal momento che non si ha più la certezza di dove si trovasse all’ora in cui avvenne il delitto.

Simonetta e la sua famiglia attendono di avere giustizia da 32 lunghi anni. Che sia finalmente quella giusta la nuova pista che si sta seguendo?

 

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