Elio Vito lascia il Parlamento dopo tre decenni di militanza nelle istituzioni parlamentari, raccogliendo con le sue dimissioni ben 225 voti a favore e 158 contrari, compresi quelli del partito democratico.
“La politica si può fare anche fuori dal palazzo”
L’esponente di Forza Italia ha dichiarato che la politica si può fare tranquillamente anche fuori dal palazzo e infatti ha cominciato subito con la partecipazione al Pantheon ad una manifestazione antiproibizionista come agli origini della sua militanza.
Elio Vito infatti ha cominciato a fare politica con i radicali ed è stato eletto alla Camera la prima volta nel 1992 proprio con il partito di Pannella e, viene confermato nel 1994, dopo l’alleanza del PR con Berlusconi contro la “macchina da guerra” di Occhetto.
Forza Italia diventa poi il suo partito e comincia a partecipare spesso alle trasmissioni televisive, nelle quali si mette in evidenza come abile oratore e provocatore. Addirittura nel 2001 fu utilizzato da Forza Italia come sostituto di Berlusconi per un confronto televisivo con Francesco Rutelli e la sua prestazione molto positiva fu premiata con la nomina a capo gruppo alla Camera del partito azzurro.
Da fervente ortodosso ad eretico
La fedeltà a Berlusconi e la costanza e la qualità espressa come capo gruppo di Forza Italia a Montecitorio lo portarono a diventare ministro dell’ultimo governo guidato dell’imprenditore televisivo. Solo in questa legislatura Vito ha cominciato a smarcarsi dall’ex presidente del Milan e attuale del Monza, criticando aspramente i vertici di Forza Italia, trasformandosi così da fervente ortodosso ad eretico, soprattutto sui temi dei diritti civili, a cominciare dalle vicende del disegno di legge Zan.
Ma Vito ha preso posizione differenti dal suo partito non solo sul ddl Zan, ma anche sui temi delle droghe leggere e dello ius scholae. L’ex esponente dei radicali si mette a pubblicare post aggressivi su Twitter, ma anche ironici come quello del 1 aprile, nel quale si diverte a ipotizzare un suo passaggio al PD, ma solo per un clamoroso pesce d’aprile. A giugno spiega le ragioni del suo allontanamento da Forza Italia, con le motivazioni che riguardano i diritti civili, ma anche la politica estera e soprattutto l’alleanza di Forza Italia con formazioni della destra estrema dichiaratamente neofasciste.
Ha chiesto le dimissioni dal Parlamento per non essere ricordato come un trasformista e lasciare invece il suo posto ad una convinta berlusconiana come Micaela Di Donna e soprattutto per tornare a fare politica con grande dignità e a testa altissima.
Intanto Draghi…
Mentre Vito esce dal Parlamento Draghi potrebbe o meglio per il momento vorrebbe lasciare Palazzo Chigi dopo la posizione assunta dal movimento 5 stelle, che si assenta dall’aula su un voto di fiducia. Conte e i capigruppo del movimento dichiarano che la volontà del movimento è di fare definire da Draghi con chiarezza la nuova linea politica del governo, e non corrisponde al vero il racconto della volontà dei grillini di defenestrare il presidente del Consiglio.
Dopo il colloquio tra Draghi e Mattarella, successivo all’episodio in Senato dell’assenza dei grillini sul voto di fiducia chiesto dal governo, nel quale il presidente del Consiglio si è dimesso, nonostante abbia ancora una maggioranza numerica in Parlamento, il presidente della Repubblica ha respinto le sue dimissioni e lo ha rimandato alle Camere per un chiarimento decisivo sulla portata reale della maggioranza.
La politica si fa con responsabilità
La politica si fa con responsabilità e le dimissioni sono solo uno strumento che potrebbe essere anche utile, ma solo in caso di sussistenza di determinate condizioni, come quelle della vicenda politica di Elio Vito. Invece non sembrano esserci ancora le condizioni per la fine del governo di Mario Draghi, considerando peraltro che i ministri del movimento 5 stelle non hanno lasciato l’esecutivo e che finora non c’è stato nessun voto sfavorevole da parte della maggioranza che lo sostiene.