Le elezioni parlamentari in Venezuela indette per rinnovare l’Assemblea nazionale, il principale organo legislativo del Paese, sono state vinte dal Partito socialista unito del Venezuela (PSUV) del presidente Nicolàs Maduro. Il Consiglio elettorale nazionale ha reso noto, tramite il suo presidente, Indira Alfonzo, che la coalizione del Gran Polo Patriottico che appoggia il presidente Maduro ha ottenuto il 67,7% degli oltre 5 milioni di voti scrutinati, mentre l’opposizione, rappresentata dall’Alianza Democratica e raggruppante varie sigle come Copei, Cmc, El Cambio e Avanzada Progresista non ha superato il 18%. Il restante è andato ai partiti Venezuela Unida e Comunista de Venezuela.
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La bassa affluenza
La vittoria di Maduro era data da molti per scontata e per questo la maggioranza dei Partiti dell’opposizione aveva deciso di boicottare le elezioni. Inoltre il Consiglio elettorale nazionale ha reso noto che le elezioni sono state caratterizzate da un astensionismo senza precedenti. Ha infatti votato solamente il 31% circa degli aventi diritto: 5,2 milioni di elettori su oltre 20,7. Tra questi, 3,5 milioni hanno votato per il partito di Maduro. Mentre quest’ultimo ha annunciato trionfalmente che si è trattato di una “gigantesca vittoria elettorale” per il chavismo e che finalmente il Paese avrà una nuova Assemblea nazionale che porterà verso un “cambio di ciclo positivo, virtuoso, di lavoro e recupero, di pace e sovranità” dopo gli eventi degli ultimi anni, il principale leader dell’opposizione, Juan Guaidó, ha reso nota la volontà di indire un referendum per chiedere ai venezuelani di porre fine al Governo e tenere nuove elezioni presidenziali. Dopo aver definito una “truffa” le elezioni di domenica, in un videomessaggio ha annunciato che il popolo non è lasciato solo, che lui e il suo movimento non si arrenderanno e che daranno tutto per arrivare alla vittoria.
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Gli osservatori internazionali
Ora, con la vittoria del partito del presidente Maduro scadrà a gennaio il mandato di Juan Guaidó da presidente dell’Assemblea nazionale e con esso la giustificazione costituzionale della sua nomina di presidente del Paese ad interim. Con questa mossa Maduro potrà quindi riportare sotto il suo controllo l’ultima Istituzione ancora in mano ai suoi avversari politici. Mentre Cuba, Russia, Iran, Cina e Nicaragua hanno subito riconosciuto l’esito della tornata elettorale, l’OAS (Organizzazione degli Stati americani) con Stati Uniti in testa, seguiti da Canada, Colombia, Costa Rica e Panama hanno deciso invece di non riconoscere i risultati delle elezioni. La stessa Unione europea aveva chiesto, senza successo, di rinviare la tornata elettorale, non ritenendo l’esito del voto credibile e trasparente.