Femminicidio, il dramma degli orfani – Il progetto “Semplicemente Stefania”


«La vera piaga sociale del femminicidio sono gli orfani, per i quali bisogna intervenire con leggi ad hoc». Adriana Formicola è la madre di Stefania, uccisa a 28 anni dal marito il 19 ottobre 2016 a Sant’Antimo. Dopo 5 anni da quella tragedia Adriana ha dato vita a un progetto: «Semplicemente Stefania», un libro edito da Pav e scritto da Adelaide Camillo in collaborazione con la stessa Adriana, il marito Luigi e Fabiana, l’altra figlia.

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Femminicidio, il progetto “Semplicemente Stefania”

«A volerlo fortemente è stato mio marito per lanciare un messaggio chiaro a chi subisce violenza: allontanate chi non vi merita». Il ricavato andrà ai bimbi di Stefania, che oggi hanno 6 e 9 anni, orfani di una madre che non c’è più e di un papà di cui non portano più nemmeno il cognome.

«I miei nipoti sono stati adottati simbolicamente da tutti – continua la nonna – perché lo Stato non è presente e le leggi non vengono applicate. L’unica che si è mossa in questa direzione è stata la consigliera regionale Bruna Fiola, con una proposta di legge sull’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime e i loro figli. Dopo la morte delle madri il dramma degli orfani è straziante».

Un pensiero in particolare da parte di Adriana a Ornella Pinto (39enne uccisa a coltellate a Napoli dall’ex compagno lo scorso 13 marzo): «Sono vicina alla famiglia e al figlio di 4 anni, che mi auguro non soffra troppo per la mancanza di entrambi i genitori».

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La normativa

In Italia la legge 11 gennaio 2018 n. 4 “Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici” è quella che tutela i figli delle vittime di femminicidio. Le tutele riguardano tanto i minori quanto i maggiorenni non economicamente autosufficienti. Tra le principali novità c’è il diritto di accesso ai servizi di assistenza e all’assistenza medico-psicologica. In pratica lo Stato, le regioni e gli enti locali sono chiamati a promuovere e organizzare forme di assistenza alle vittime, servizi informativi e di consulenza nonché misure di sostegno allo studio e all’avviamento al lavoro per gli orfani. In loro favore è assicurata un’assistenza gratuita di tipo medico-psicologico a cura del servizio sanitario nazionale per tutto il tempo necessario al completo ristabilimento, con esenzione dalle spese sanitarie e farmaceutiche.

In realtà per quanto riguarda il diritto all’istruzione, la situazione allo stato attuale è ben diversa. Per ricevere borse di studio gli orfani maggiorenni devono produrre una autocertificazione in cui dichiarano di non essere economicamente autosufficienti. In pratica un cavillo che sta già creando non pochi problemi a tanti giovani che, seppure abbiano raggiunto la maggiore età, non riescono ancora a provvedere da soli al proprio sostentamento. Il caso è quello di tanti ragazzi che studiano all’università oppure hanno scelto di rinunciare alla tutela di altri familiari e vivere da soli per avere l’opportunità di costruirsi una vita in autonomia.

Occorre un intervento che non sia solo uno spot

Anche in Campania c’è chi si batte per far valere i diritti degli orfani di femminicidio. Nella nostra regione la normativa in vigore riguarda la legge n. 34 del 2017 su “Interventi per favorire l’autonomia personale, sociale ed economica delle donne vittime di violenza di genere e dei loro figli ed azioni di recupero rivolte agli uomini autori della violenza”, di cui la consigliera Bruna Fiola è stata prima firmataria.

«Si tratta di provvedimenti che era necessario adottare a sostegno delle vittime – spiega – Azioni concrete, come la cabina di regia, strumento fondamentale per favorire l’autonomia personale, sociale ed economica delle donne, il bando per il fondo destinato alle vittime di violenza e una serie di misure economiche a favore dei figli e degli orfani di femminicidio, troppo spesso dimenticati di fronte al dramma vissuto dalle loro madri. Anche se per crescere dei bambini che sono rimasti senza le loro mamme ogni finanziamento sarà sempre poco. Perciò servirebbe un intervento che non sia solo “spot”, ma duraturo per aiutare realmente questi bimbi a crearsi un futuro, soprattutto a studiare. Attendiamo le azioni del Governo nazionale, noi intanto come Regione Campania stiamo facendo la nostra parte».

Femminicidio, la possibilità di cambiare cognome

Non ultima è poi la questione del cambio di cognome: l’articolo 13 della legge prevede infatti la possibilità per i figli della vittima di cambiare il proprio cognome ove esso coincida con quello del genitore condannato per l’omicidio. Una battaglia, questa, che è stata portata avanti e vinta per i figli di Stefania Formicola e che ha portato alla conquista di dare il cognome materno ai due orfani della giovane donna di Sant’Antimo. Come spiega la madre Adriana: «Lo abbiamo voluto perché per gli stessi bambini ogni volta era una ferita aperta sentir pronunciare quello del padre».

 

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Stefania Formicola, giovane donna, moglie e mamma. si scontra subito con il carattere violento di suo marito, che giorno dopo giorno la uccide nel cuore e nell’anima, facendola diventare fragile e tremendamente triste. Stefania si ribella, chiede la separazione. Crede di essere riuscita a riprendere la sua vita fra le mani. Purtroppo, non è cosi. Il 19 ottobre del 2016 il suo ex marito le dà un ultimo appuntamento. Litigano, lui le spara. Un solo colpo dritto al petto. Stefania aveva solo 28 anni e due bambini da crescere.
Il libro è disponibile sul sito della casa editrice cliccando il link indicato di seguito:

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