NAPOLI – Da pochi giorni, in Piazza Municipio, si erge “Tu sì ‘na cosa grande”, la scultura monumentale firmata dal celebre designer Gaetano Pesce. L’opera, al centro di accesi dibattiti, rappresenta l’ultima eredità artistica di Pesce, scomparso recentemente. Ma chi era Gaetano Pesce e cosa rappresenta davvero la sua opera per Napoli?
Gaetano Pesce, nato a La Spezia nel 1939, è stato un vero pioniere del design contemporaneo. La sua carriera si è contraddistinta per un approccio anticonformista e innovativo, capace di fondere arte, architettura e design in un’unica visione. Pesce ha studiato tra Venezia e Padova, per poi affermarsi a livello internazionale con opere che sfidano i canoni estetici tradizionali. Utilizzando materiali non convenzionali e privilegiando l’imperfetto, Pesce ha dato vita a oggetti che non sono solo funzionali, ma portatori di un messaggio sociale ed emotivo.
Opere come la linea della celebre poltrona “UP”, progettata negli anni ’60, sono diventate icone del design contemporaneo, grazie alla loro capacità di coniugare una forma radicale con un forte messaggio sociale. La più celebre della serie di sette modelli è la UP5 che riprende le forme delle statue votive delle dee della fertilità al fine di denunciare il mancato riconoscimento da parte della società delle numerose capacità delle donne relegandole così ai margini del panorama politico e sociale.
La scultura “Tu sì ‘na cosa grande”, installata in una delle piazze più rappresentative di Napoli, segue questa linea. Rappresenta una figura di Pulcinella, simbolo del folklore partenopeo, reinterpretata attraverso una chiave moderna e provocatoria.
L’opera ha suscitato reazioni contrastanti, sia per la sua forma imponente che per il messaggio che veicola. Pesce ha sempre voluto che le sue creazioni fossero capaci di stimolare discussioni e riflessioni, e questa installazione certo non fa eccezione. Ma, a confrontare la realizzazione dell’opera con il suo bozzetto vien da pensare che l’idea di Pesce fosse tutt’altra cosa. Ed è proprio questo dubbio che lascia maggiormente l’amaro in bocca.