Il Segretario alla Difesa americano pro tempore Patrick Shanahan ha annunciato, su richiesta del Central Command, che per scopi difensivi e “per affrontare le minacce in Medio Oriente”, altri 1000 soldati saranno inviati nella regione del Golfo. L’annuncio arriva pochi giorni dopo gli attacchi alle petroliere nel golfo dell’Oman, che secondo l’amministrazione americana, sarebbero stati opera di Teheran e nel giorno in cui la stessa Teheran ha annunciato che supererà entro dieci giorni il limite delle riserve di uranio a basso arricchimento consentito dall’accordo nucleare del 2015.
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L’escalation della tensione
La mattina di giovedì tredici giugno due petroliere, la norvegese Front Altair e la giapponese Kokuka Courageous, sono state evacuate dopo una serie di esplosioni e incendi a bordo. Gli equipaggi sono stati tratti in salvo da navi militari americane e iraniane, che sono intervenute rispondendo alla richiesta di soccorso. Sebbene le cause dell’incidente non siano ancora state accertate, già nella stessa serata di giovedì, il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo ha accusato pubblicamente Teheran per l’attacco annunciando che gli spudorati attacchi nel Golfo dell’Oman farebbero parte di una campagna dell’Iran per aumentare le tensioni e creare sempre più instabilità nella regione. Teheran ha respinto ogni accusa e il ministro degli Esteri iraniano in un tweet aveva posto il dubbio che l’attacco fosse avvenuto a una petroliera giapponese proprio quando Shinzo Abe (primo leader giapponese in visita nel paese dal 1979) si trovava in Iran a colloquio con l’Ayatollah Ali Khamenei. L’incidente segue quello del 12 maggio scorso quando 4 navi erano state attaccate al largo degli Emirati Arabi Uniti.
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La reazione internazionale
Subito dopo l’annuncio degli USA la Cina tramite il suo ministro degli Esteri, Wang Yi, ha invitato “tutte la parti a restare razionali e misurate, evitando azioni che possano provocare escalation di tensioni” con il rischio possibile di “scoperchiare il vaso di Pandora”. Dal canto suo la Russia si oppone fermamente a qualunque azione che possa intensificare le tensioni in Medio Oriente. Dmitri Peskov, il portavoce presidenziale di Vladimir Putin ha chiesto esplicitamente moderazione e un abbassamento dei livelli di tensione in una regione in cui la situazione risulta molto tesa. Nel frattempo anche l’ONU si è mossa. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, con l’appoggio di molte nazioni, ha chiesto un’indagine approfondita sugli attacchi per conoscere la verità sull’accaduto.