Oltre 69 vittime e almeno due milioni di persone coinvolte: è il bilancio (purtroppo provvisorio) dell’eruzione del Volcán de Fuego, un vulcano del Guatemala che si trova a circa 35 chilometri a sudovest della capitale, Città del Guatemala.
La Caritas locale rappresenta uno scenario apocalittico
Secondo la Caritas locale, le vittime potrebbero arrivare addirittura fino a tremila. Questo perché i soccorsi non sono ancora riusciti ad arrivare nelle zone più popolate. Si teme, quindi, una vera e propria ecatombe.
Le comunicazioni sono molto difficili
Secondo Mario Arevalo, segretario esecutivo dell’organizzazione umanitaria, ” ci sono gravissimi danni anche a infrastrutture pubbliche, soprattutto strade e ponti, per cui le comunicazioni sono molto difficili. Purtroppo a livello governativo manca una struttura per gestire le emergenze“.
Le caratteristiche del vulcano
Il Volcán de Fuego è alto oltre 3.700 metri. L’eruzione è stata improvvisa: un’esplosione di gas, fumo e ceneri, nella notte tra domenica e lunedì, ha oscurato il cielo ed è rapidamente caduta sul territorio circostante, densamente abitato. Alcuni centri sono stati praticamente sepolti dalle ceneri.
L’attività di tipo “stromboliano”
Il vulcano guatemalteco è noto per la sua attività di tipo stromboliano, caratterizzata da espulsione di scorie incandescenti, lapilli e bombe di lava ad altitudini da decine fino a centinaia di metri.
Tuttavia, quello che si sta verificando in questi giorni è il fenomeno più grave da diversi anni a questa parte.
Un’eruzione simile a quella che seppellì Pompei
Gli effetti dell’eruzione sono simili a quelli del Vesuvio del 79 d.C.
Come accadde a Pompei, infatti, la popolazione è stata investita da una nube di gas, ceneri, lapilli e blocchi di rocce, dalle temperature altissime, superiori ai 700 gradi.
Il parere dell’esperto dell’Ingv
Secondo quanto dichiarato all’ANSA dal vulcanologo Piergiorgio Scarlato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che ha studiato sul posto questo vulcano, vi è tuttavia una differenza tra gli stili eruttivi dei due vulcani.
Infatti, il vulcano del Fuego “ha generato colonne di ceneri e gas alte fino a 3-4 chilometri e flussi piroclastici, cioè una miscela di gas e materiale vulcanico“.
Il Vesuvio, invece, nell’eruzione del 79 d.C, generò “una colonna di gas e ceneri alta fino a 20-25 chilometri che collassando su se stessa ha prodotto flussi piroclastici come quelli osservati al Fuego“.
Fonte: rainews.it