Il boom del mercato del bio


Ad agosto del 2009 l’Italia registrava il terzo calo congiunturale consecutivo e per la prima volta lo registrava anche sui beni a domanda rigida come gli alimentari.

Una contrazione che coinvolgeva supermercati ed ipermercati, soltanto i discount reggevano l’urto. La situazione dei conti pubblici girava attorno a cifre come un debito al 105,8% del Pil e nonostante questo prezzi al consumo che non avevano fatto registrare significative correzioni al ribasso. Per questi la crisi sembrava non essere mai iniziata, con una conseguente sempre minore capacità di spesa delle famiglie. Per questo motivo il direttore del Centro Studi per la competitività, le regole e i mercati (Cermlab.it) Fabio Pammolli invocava un pacchetto di misure specifiche per il rafforzamento della concorrenza.

La concorrenza in Italia dal 2009 ad oggi

Dal 2009 in Italia vige l’obbligo di presentare una legge annuale sulla concorrenza. Dal 2009 ad oggi si sono succeduti cinque governi, compreso quello attuale, e di riforme ne sono state presentate molte in Parlamento ma poche sono riuscite ad incidere in maniera determinante sul fronte della crescita. In tutti questi anni si è cercato di mettere mano ad una serie di argomenti come le professioni – presi di mira taxi e farmacie con grandi proteste da parte dei diretti interessati – il catasto, le regole di apertura dei mercati. Negli ultimi due anni temi impegnativi come il lavoro, le banche, la scuola e la Pa sono stati affrontati ma sul fronte delle istituzioni tutto è rimasto fermo. Quest’anno si dovrebbe ripartire con la concorrenza (ancora una volta), con la giustizia civile e con la riforma del catasto dopo il fallimento del 2015.

Il made in Italy e il bio

In tutti questi anni, piano piano si è fatto strada un settore che è riuscito a creare un fronte di concorrenza potremmo dire parallela: il mercato del bio, ossia il mercato dei prodotti alimentari rigorosamente italiani e rigorosamente biologici. Una concorrenza qualitativa che ha puntato tutto sulle produzioni locali, sul rispetto dell’ambiente, sul benessere e sulla salute. Si è scoperto allora che gli italiani hanno a cuore la propria salute, leggono le etichette, cercano di capire se il prodotto che comprano è di qualità ed è italiano. Si è fatta strada insomma una fronda di acquirenti responsabili, ed è per questo motivo che è esploso il mercato del biologico. Si tratta ovviamente ancora di un mercato di nicchia, destinato però a crescere a giudicare dai numeri diffusi da Assobio. Basti pensare che attualmente il 22% dei nuovi prodotti presenti in uno scaffale è bio e che il 59% dei volantini contengono inserzioni sui prodotti biologici. Ancora una volta, dunque, la vera concorrenza in Italia la fa la qualità, come tutti i prodotti made in Italy.

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