Sale cinematografiche e teatro in crisi – Ancora un DPCM firmato da Giuseppe Conte che blocca cinema e teatri, ennesima stazione di una via crucis per i due settori della quale non si intravede la fine.
Bloccati titoli importanti e nuove produzioni
L’intento è quello di bloccare la mobilità, ma il dato che rimbalza di bacheca in bacheca è impressionante: nelle sale dal 15 giugno al 10 ottobre l’AGIS dice che non c’è stato nessun focolaio, con un solo caso positivo su 347.262 spettatori e 2782 spettacoli effettuati.
Ma intanto si ferma di nuovo tutto, laddove era ripartito. Bloccate le uscite dei titoli più importanti, bloccate alcune nuove produzioni. E il mondo cinema rallenta ancora, ponendo in seria difficoltà un numero enorme di lavoratori. Al di là della pur non trascurabile funzione imprescindibile della cultura.
Rispetto all’estate scorsa quest’anno il cinema ha incassato il 98% in meno. Secondo quanto riportano i dati del portale MyMovies nei fine settimana di luglio i cinque film che hanno incassato di più hanno raggranellato poco più di 300 mila euro. Solo in quel di Roma sono andati bruciati 24 milioni da marzo ad oggi e tra giugno e settembre sono stati incassati appena 1.5 milioni di euro (l’estate 2019 ne aveva portati più di 10).
Sale cinematografiche e teatri in crisi, non è tutta colpa del Covid
C’è da dire che momenti difficili si vivevano anche prima del Covid. Blockbuster in stile Avengers e fenomeni sporadici a parte, si era cercato infatti di mantenere costanti incassi accettabili anche in estate attraverso iniziative interessanti come Moviement.
Il Covid ha assestato quindi un duro colpo ma alla crisi del cinema hanno contribuito in precedenza anche le piattaforme streaming e i loro abbonamenti mensili. L’indiscutibile e impareggiabile fascino della sala, con tutte le dinamiche sociali e aggregative che ne conseguono, oggi viene apprezzato sempre più da una nicchia di spettatori cinefili, di quelli che non utilizzano un film come rumore di sottofondo per scrollare il display di uno smartphone. E gli incassi deficitari spingono sempre più produttori e registi a concedersi a Netflix e compagni.
Al di là delle considerazioni nostalgiche e vintage di ciò che rappresentava una volta l’esperienza cinema, nostro malgrado fuori tempo in un’epoca frenetica in cui tempo ed attenzione scarseggiano sempre più, non si può far altro che sfruttare questo tempo di chiusura forzata per progettare una sala sempre più attraente e invitante per il grande pubblico.