Il movimento dei ripescaggi


Il gruppo parlamentare dei 5 stelle ha deciso di utilizzare le spese del bilancio di personale e comunicazione per accontentare i suoi esclusi illustri come Crimi e Taverna, rimasti fuori dalle liste elettorali per la regola del secondo mandato, che il fondatore Beppe Grillo ha voluto assolutamente mantenere.

Crimi e Taverna sono stati in questo modo messi sotto contratto come collaboratori dei gruppi parlamentari e lo stesso Grillo comunque si garantisce gli introiti, che furono stabiliti da un accordo commerciale per pubblicare gli interventi dei dirigenti pentastellati sul suo blog.

L’ex presidente della Camera Roberto Fico si è assicurato uffici e persino un ministaff almeno per altri cinque anni, anche se ha tenuto a specificare che con la sua riforma della contabilità, approvata prima della fine della legislatura precedente, non si è riservato, a spese della Camera, nessun altro tipo di emolumento.

Deluse le aspettative di Rocco Casalino

Attendono il loro turno in lista d’attesa per il ripescaggio pure altri notabili del movimento come l’ex tesoriere Claudio Cominardi, l’ex sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, l’ex vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, l’ex ministra Fabiana Dadone, l’ex senatrice Laura Bottici. Quasi tutti dovrebbero finire nello staff di comunicazione ancora guidato da Rocco Casalino, che sperava di diventare senatore, ma che è stato comunque per anni stretto collaboratore del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che attualmente è il capo politico del movimento 5 stelle.

L’ex concorrente del Grande Fratello si è guadagnato però anche qualche nemico tra i parlamentari grillini in virtù della sua gestione militaresca delle presenze in tv e degli altri momenti di visibilità.

“Si salvi chi può”

I ripescati in ogni caso si stanno garantendo un contratto, che per loro è sempre meglio che rimanere fuori dal Palazzo e senza stipendio. Ad essere stati rispediti a casa sono i venti ex dipendenti del gruppo parlamentare, ma l’importante era accontentare i fedelissimi deputati contiani, che dovevano essere risarciti dopo la riforma del taglio dei componenti delle due Camere, che evidentemente non era stata messa in preventivo dai vertici del movimento, che credevano nell’ostracismo degli altri partiti, soprattutto di quello democratico. Ma l’ex presidente della Camera Roberto Fico è riuscito prima di chiudere la sua esperienza a Montecitorio a fare approvare un meccanismo contabile davvero ingegnoso, che consente al Bilancio della Camera di aumentare addirittura i finanziamenti per i gruppi, nonostante la riduzione dei deputati, fregandosene altamente della riduzione dei costi della politica, che era stata da sempre la bandiera dei 5 stelle.

Una gatta da pelare per Fontana

A questo punto il nuovo presidente della Camera, il leghista Fontana, ha dovuto ereditare tutte queste difficili situazioni e bisognerà verificare se riuscirà invece a dare attuazione alle proposte del suo discorso di insediamento, cioè la restituzione della centralità del Parlamento dopo le distorsioni degli anni della pandemia, la riforma generale del regolamento dell’assise e il taglio netto dei costi della politica. Sul terzo punto, secondo la logica degli anni precedenti.

Il leghista Fontana dovrebbe trovare l’adesione anche di una forza politica di opposizione come quella del movimento 5 stelle, ma dopo le ultime operazioni contabili è lecito dubitare della diversità grillina, che a questo punto sta a Conte dimostrare eventualmente che non era solo presunta. Il presidente Conte dovrebbe dichiararsi a favore della proposta del neo presidente della Camera Fontana, di abbassare gli emolumenti dei gruppi, perché allo stato attuale, nonostante il deciso taglio dei parlamentari, il nuovo bilancio di Montecitorio non farà assolutamente risparmiare soldi ai cittadini contribuenti.

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