Il ritorno di Craxi in politica estera


Stefania Craxi ha preso il posto del grillino Vito Petrocelli, espulso recentemente dal movimento per le sue posizioni filo putiniane, alla guida della Commissione Esteri di Palazzo Madama. La sua elezione ha scatenato le ire di Giuseppe Conte, che ne fatto una questione di maggioranza di governo, parlando esplicitamente di complotto contro il movimento 5 stelle e attaccando anche il presidente del Consiglio Draghi, accusato di non garantire la tenuta dell’attuale maggioranza.

Il ritorno di Craxi in politica estera

Craxi ha prevalso sul pentastellato Licheri per 12 voti a 9, più una scheda bianca, rivendicata da Pier Ferdinando Casini, che ha ricoperto in passato analogo ruolo, oltre ad essere stato vicino a diventare presidente della Repubblica. Sono stati determinanti i voti dei senatori appartenenti al gruppo misto e forse quello del senatore a vita Mario Monti, più ancora di quello del senatore Adolfo Urso del partito d’opposizione fratelli d’Italia e secondo il senatore di Italia viva

Cucca sono state le divisioni interne al movimento tra Di Maio e Conte a determinare l’esito inaspettato del voto. Infatti Conte avrebbe voluto come presidente della Commissione l’ex capo gruppo al Senato Ettore Licheri, mentre il ministro Di Maio avrebbe preferito Simona Nocerino.

Un grande paese come l’Italia deve avere sulla politica estera una posizione chiara e condivisa

Stefania Craxi, esponente di rilievo della componente del nuovo PSI all’interno di Forza Italia, rivendica la sua lunga esperienza di sotto segretaria agli Esteri del governo Berlusconi e sottolinea l’esigenza di visibilità del suo partito che non aveva ancora nessuna presidenza di commissione al Senato. Craxi, che si dichiara sorpresa della sua elezione, non si sente comunque una presidente divisiva o addirittura l’esponente di una nuova maggioranza al sostegno del governo Draghi come insinua Giuseppe Conte, perché un grande paese come l’Italia deve avere sulla politica estera una posizione chiara e condivisa.

La posizione politica invece che offriva il precedente presidente Petrocelli era a giudizio di Craxi sconclusionata e inaffidabile, perché le idee dell’ex esponente del movimento 5 stelle erano inadatte al ruolo delicato che ricopriva. L’esponente  di forza Italia prima di rappresentare le istanze di un centro destra, tornato unito in quest’occasione, si ispirerà nella sua azione politica alla guida della Commissione Esteri, soprattutto al padre Bettino Craxi, che era sempre stato filoatlantico con convinzione, ma nello stesso tempo senza alcuna subalternità agli Stati Uniti.

Aiutare in tutti i modi i popoli che lottano per la libertà

Bettino Craxi sapeva offrire in ogni occasione un contributo propositivo alla politica estera e alla diplomazia, soprattutto nelle aree del Mediterraneo.  Secondo Stefania Craxi le ragioni che attualmente l’Occidente sta difendendo nel conflitto tra Russia e Ucraina sono le stesse, che mossero il padre a chiedere rispetto all’alleato americano ai tempi della grave crisi di Sigonella, perché lo scenario internazionale deve essere governato sempre dalle leggi del diritto e non da quelle delle prepotenze.

La dottrina politica di Bettino Craxi sosteneva la necessità di aiutare in tutti i modi possibili i popoli che lottano per la libertà, e quindi secondo l’interpretazione di questo principio appare lecito inviare armi in Ucraina, ma nello stesso tempo è necessario essere autonomi e autorevoli, prima come nazione Italia e poi come Europa unita, nelle vicende belliche ed essere soprattutto più forti e determinanti sul terreno della diplomazia.

Una questione molto delicata per le aziende italiane del settore energetico è quella del conto K, collegato alla questione del gas russo, perché in questo caso bisogna armonizzare tre diverse esigenze, quelle dell’Unione Europea, le necessità contingenti dell’economia italiana e la sostenibilità dell’intero apparato energetico nazionale. Il primo adempimento della presidenza della Commissione Esteri a guida Craxi sarà quello di riprendere il dossier americano, chiedendo alla seconda carica dello Stato italiano, Alberti Casellati, di recuperare i contatti utili ad organizzare una missione molto attesa ed importante proprio negli Stati Uniti, proprio per ribadire la posizione filo atlantica ma autonomista della Commissione Esteri al governo Biden.

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