Il ruolo delle forze politiche nel governo Draghi


Tutte le forze politiche presenti in parlamento saranno a sostegno del nuovo governo; solo Fratelli d’Italia avrà una posizione più defilata, ma non ostile. Il sì della forza di maggioranza relativa, il Movimento 5 Stelle, arriva per il lavoro del suo fondatore e garante Grillo, che ha ottenuto da Draghi, il ministero per la Transizione ecologica con l’avallo di tutte le associazioni ambientaliste ricevute dal presidente incaricato nell’ultimo giorno delle sue consultazioni. Il referendum sulla piattaforma Rousseau ha confermato la scelta di Grillo, anche se il numero dei no ha superato il 40 per cento dei votanti e dopo l’addio annunciato di Di Battista potrebbe esserci una scissione di un gruppo di parlamentari.

Maggioranza marmellata, ma con un minimo comune denominatore

Anche la Lega sarà nella maggioranza che potrebbe definirsi una marmellata, ma che avrà il minimo comune denominatore di un europeismo, che è ora accettato anche da quelle forze che avevano fatto del sovranismo la loro bandiera. Evidentemente i miliardi del Recovery Plan hanno influito nel fare maturare scelte opposte a quelle prese in precedenza anche nelle sedi delle istituzioni europee.

In questo senso non è traumatico il sì del PD, che conferma la sua linea europeista nel solco anche di una riforma del fisco che il presidente Draghi avrebbe promesso come principale punto programmatico e avente ben definito il carattere della progressività. Su questa linea anche Leu dovrebbe garantire l’appoggio a Draghi, anche se le formazioni che la compongono, Sinistra italiana e Articolo Uno, hanno punti di vista differenti, ma la volontà di preservare l’alleanza con PD e cinque stelle per farne il perno di una futura coalizione orienta nella direzione al sostegno del nuovo governo.

Naturalmente il partito di Renzi, Italia viva, assicura ampio e incondizionato sostegno al governo Draghi anche perché l’operazione politica è quella innanzitutto di rafforzare le posizioni moderate e porsi come perno del sistema nel panorama italiano anche in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Appare invece meno interessata all’elezione del presidente della Repubblica, ma più a guadagnare consensi per i futuri appuntamenti elettorali la posizione di Fratelli d’Italia, che potrebbe decidere per l’astensione e quindi avere mani libere, interpretando le istanze dei cittadini sempre più indeboliti dalla crisi sanitaria ed economica, spostandosi anche nella direzione di eventuali lotte alle decisioni del governo. Chiaramente è Berlusconi con la sua Forza Italia ad avere l’occasione con il governo Draghi di tornare al centro della scena politica con proposte e probabilmente anche ruoli di governo seppure con espressioni solamente di tecnici d’area, riuscendo a liberarsi dal peso di una coalizione di centro destra che spesso ha soffocato le sue idee, imponendo la ricetta del sovranismo.

Poi ci sono i piccoli partiti centristi come Azione e Più Europa, che con l’appoggio pieno a Draghi possono finalmente uscire da un ruolo defilato e puntare a concorrere finalmente alla sfida delle azioni di governo. Sono invece diventati superflui quelli che erano stati definiti responsabili, gli europeisti del Maie e del Centro democratico di Tabacci, che avevano costituito un gruppo al Senato per garantire la formazione di un governo Conte ter e che ora sono ridotti solo ad un orpello per il presidente Draghi.

Mi auguro che fuori dal parlamento possano lavorare alacremente nell’interesse dei cittadini anche forze politiche importanti e soprattutto di rilevanza storica, come il partito socialista e i verdi, per farsi trovare pronte alle prossime elezioni politiche, che a questo punto si svolgeranno alla scadenza naturale, come avevamo ampiamente previsto negli scorsi articoli.

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