Ilan Pappè a Salerno
L’ austero e storico Salone dei Marmi del Palazzo di Città a Salerno, lunedì 27 aprile ha ospitato -al quinto appuntamento della rassegna “Femminile Palestinese-Di storia in Storia” curata da Maria Rosaria Greco- lo scrittore israeliano Ilan Pappè .
Reso possibile grazie alla collaborazione di” Nena News” ,” Il Manifesto” “Lira Tv” e la “Fondazione Salerno Contemporanea” , con la partecipazione di Ermanno Guerra, assessore alla Cultura e Università del Comune. Storico di fama internazionale israeliano originario di Haifa, figlio di genitori sopravvissuti alla persecuzione nazista, dopo aver insegnato per anni nella sua città, ora è ordinario del Dipartimento di Storia dell’Università di Exter (UK) e cofondatore della “Nuova storiografia israeliana”.
Una grande conquista e lustro per la città, ospitarlo; specialmente dopo che di recente gli è stato revocato l’invito per il 16 febbraio 2015 presso l’Università di Roma Tre nell’ ambito dell’incontro “ Europa e Medio Oriente – Oltre gli identitarismi”; invito fortemente osteggiato dalla comunità ebraica o parte di essa, per poi -dopo dichiarazioni pubbliche dello stesso scrittore- esser spostata al Centro Congressi Frentani a Roma. Ilan Pappè non si maschera dietro a diplomatici sillogismi non comprensibili a tutti, lui è schietto, diretto, forte delle sue convinzioni , frutto di anni di ricerca sul tema, tanto da portarlo a vivere di fatto in “esilio” visto il boicottaggio nei suoi confronti in patria. Autore di libri importanti, uno per tutti il suo “La pulizia etnica della Palestina”, un must dove affronta la tematica Israelo-Palestinese fondata su documenti storici israeliani secretati per anni.
Il salone dei Marmi è pieno e in religioso silenzio, pende dalle sue labbra, lui è disponibile, sereno, intuisce che i presenti sono persone che non si lasciano condizionare dai media ma cercano, studiano, vogliono una verità autentica. Partendo dal 25 aprile egli dipana le sue idee equiparando lo stato di apartheid vissuto in Sud Africa a quello palestinese e per i quali ci sono sempre stati due pesi e due misure, o meglio la negazione del secondo e la condanna del primo. Parte dal 1948, la Nabka asserendo
La storia palestinese è piena di fabbricazione e di bugie, in realtà è semplice. In diversi parti del mondo ci sono situazioni di sopraffazione recente e passata; per tutte. almeno una parte, vi è stato il riconoscimento che ci sono distruzioni di intere popolazioni, vedi quella dei nativi americani operata dai colonizzatori. Cosa che hanno fatto anche i sionisti; il problema era che quella terra aveva già una popolazione. In due luoghi il genocidio non era un opzione: in Sud Africa e in Palestina
I sionisti aspettarono il momento giusto e venne nel 1948. Lungo, scorrevole il dibattito ma su determinate domande egli è perentorio. Alla domanda se Israele sia una democrazia, egli risponde
Se Israele è una democrazia, allora in Sud Africa durante l’apartheid godevano di una democrazia
Pone l’accento su una serie di esempi di vita quotidiana, tra cui la divisione della restante Palestina (rubata con l’espropriazione forzata) in tre aree, che la vita tra il fiume Giordano e l’altra sponda è decisa dai militari, che in Cisgiordania le persone non hanno diritti da più di quaranta anni e non possono decidere per il loro futuro (vita, scuole, lavoro); che in Palestina, Israele controlla terra, aria, acqua e lo definisce
non uno Stato, ma un esercito con uno Stato
Denuncia la volontà dei Paesi Europei, degli Stati Uniti e della Russia di non voler risolvere il problema, ognuno per diversi motivi. L’America poiché ha usato la Palestina all’ interno della guerra fredda, l’Europa ha creato il problema (in particolar modo la Gran Bretagna che ha permesso l’occupazione sionista quando la Palestina era sotto il suo controllo) la Germania, contenta di non doversene occupare in quanto usciva dal peso storico della seconda guerra mondiale. Questi elementi hanno messo a tacere le violenze perpetrate in più di settant’anni e ancora oggi a discapito di questo popolo. Lo riportano documenti storici israeliani che la pulizia etnica della Palestina era già stata programmata nel 1947 (dal 1945 l’Haganah progettò e realizzò quattro piani militari: Aleph, Bet, Gimmel, Dalet per arrivare alla Nabka del 1948).
Famosa la frase del Primo Ministro israeliano Ben Gourion
Tenete il meglio delle truppe per la pulizia etnica dei Palestinesi
L’olocausto è stato il terreno fertile sul quale i sionisti hanno messo in moto una macchina studiata, organizzata in maniera capillare, cinica, silenziosa di sterminio di una popolazione. In un specifico momento storico dove il mondo veniva a conoscenza delle nefandezze dell’olocausto, i sionisti, nel recarsi nelle terre d’oltre mediterraneo, garantivano che non sarebbe successo come l’olocausto. Se gli europei a guerra finita avessero fatto rientrare quelli scappati alla persecuzione nazista, forse questo non ci sarebbe stato.
Israele ha imparato a eseguire la pulizia etnica in due modi: espellendoli e non permettendogli di vivere
Frasi chiare, semplici quanto tragiche durante il dibattito. Si parla del trattato di Oslo, snodo dell’ultimo ventennio nel difficile tentativo di soluzione pacifica due nazioni – due stati, da molti osannato ma solo una facciata dietro la quale si nascondevano i veri interessi della lobby sionista. Se questo è stato forse l’unico momento in cui si è stati vicini alla soluzione, a chi lo chiede, replica “I sionisti non hanno mai cercato la pace“. Di fatto il territorio da allora è suddiviso in tre aree; predomina il controllo di Israele. Ovviamente non vengono lasciati fuori dalla discussione i Paesi arabi in quanto non immuni da responsabilità. Della crisi mediorientale attuale riguardo all’IS,afferma che Siria, Libia e Palestina sono il collasso della struttura coloniale costruita con la seconda guerra mondiale.
Un dibattito pregno di elementi importanti, possiamo solo concluderlo con una della frasi chiare e esplicative di Ilan Pappè:
Se qualcuno viene a casa tua e dice: vivevo qui duemila anni fa, tu chiami la polizia perché quello vuole metà della tua casa e la polizia ti dice che quello ha ragione; quando gli sbagli vengono da chi ti governa o impazzisci, o combatti o vai via, o ti arrendi.
Implicite le colpe di una latente autorità palestinese, troppo spesso al servizio di Israele. Esplicite le colpe di un mondo che tace alle violenze e ai soprusi subiti da una popolazione che lotta per i suoi diritti, non ultimo quello al ritorno.