Israele – Nella serata del sette maggio scorso il presidente Reuven Rivlin ha affidato l’incarico di formare un nuovo governo al leader del partito conservatore Likud e primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, ponendo così fine alla più lunga crisi politica di Israele.
La Presidenza ha reso poi noto che Netanyahu avrà quattordici giorni di tempo. Il sei maggio, la Corte suprema israeliana aveva approvato l’accordo di governo tra il Primo ministro uscente e il leader del partito centrista Blu e Bianco, nonché ex rivale di Netanyahu, Benny Gantz.
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Israele – La decisione della Corte suprema israeliana
La Corte suprema israeliana ha respinto due ricorsi nei confronti di Netanyahu. Ricorsi che chiedevano di impedire all’ex Primo ministro di formare un nuovo governo per via del processo a suo carico, (rimandato a causa della pandemia da Covid-19) il quale lo ha visto imputato dei reati di corruzione, frode e abuso d’ufficio e sulla legittimità della coalizione. Alcune associazioni avevano infatti contestato la validità legale dell’accordo tra Netanyahu e Gantz rivolgendo moltissime petizioni ai giudici.
Il Tribunale supremo del Paese ha però respinto all’unanimità sia le petizioni volte a impedire a Netanyahu di ricoprire l’incarico di premier, sia quelle contro il progetto di accordo di governo tra i partiti Likud e Blu e Bianco.
La Corte, pur ricordando che la decisione non sminuisce la gravità delle accuse contro Netanyahu, ha verificato che in base alla legge israeliana la condizione per ricevere l’incarico di formare un nuovo governo sia quella di essere membro del Parlamento (condizione attualmente ricoperta da Netanyahu) e che solamente in caso di condanna il primo ministro dovrà dimettersi.
Sul secondo punto, ossia la validità della coalizione, i ricorsi si erano incentrato soprattutto sui timori paventati da molti che questo avrebbe potuto costituire uno scudo da parte dell’ex primo ministro per aggirare il processo. I giudici non hanno però trovato nessuna materia su cui intervenire, nonostante si tratti di un accordo non comune per la politica israeliana.
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La formazione del nuovo governo e le prossime tappe
Nella mattinata di giovedì, la Knesset con 71 voti favorevoli e 37 contrari, ha approvato il progetto di esecutivo. In un comunicato congiunto i partiti Likud e Blu e Bianco hanno annunciato che la cerimonia per l’insediamento del nuovo governo si terrà il prossimo tredici maggio.
Il governo “d’unità e d’urgenza” prevede un’alternanza nel ruolo di premier tra i leader dei due Partiti della coalizione: all’inizio per diciotto mesi ciascuno e in seguito per sei mesi fino alla scadenza del mandato. Secondo i termini dell’accordo, Gantz diventerà ministro tra diciotto mesi, durante i quali ricoprirà l’incarico di ministro della Difesa.
La necessità di dare un governo al paese, in piena crisi economica per la pandemia da Coronavirus, è stata una delle motivazioni che ha spinto Gantz ad accettare l’accordo, più volte rifiutato nei mesi precedenti. Con una disoccupazione che ha superato il 25%, tra le prime azioni del governo dovrebbero esserci quelle legate alle riforme economiche, volte a sostenere la ripresa e poi quelle legate all’annessione di una parte delle colonie israeliane in Cisgiordania (costituite da Israele a seguito della Guerra dei sei giorni del 1967 e oggetto di profondi contrasti).
Una questione spinosa, che aveva visto però nei mesi scorsi un parziale appoggio dell’amministrazione Trump e la compatibilità con il programma del partito Blu e Bianco.
Nel frattempo il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che il Segretario di Stato Mike Pompeo si recherà in Israele il tredici maggio per discutere delle misure del contrasto alla pandemia e sulle questioni legate all’Iran. Una visita che giunge dunque dopo un’apparente ritrovata stabilità e dopo la ricerca travagliata di un accordo che ha scongiurato una quarta tornata elettorale nel Paese in meno di un anno.
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