Joe Biden ufficializza la sua candidatura alla Casa Bianca


Dopo mesi di indiscrezioni, Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama, ha sciolto le riserve annunciando in un video la sua candidatura per le presidenziali del 2020. SI tratta della terza candidatura per il settantaseienne Biden (dopo quelle del 1988 e 2008) e si troverà a sfidare una folta schiera di democratici alle primarie del partito. Nello scendere in campo Biden ha affermato che Donald Trump rappresenta una minaccia per gli Stati Uniti e che l’America non può permettersi di lasciarlo al potere altri quattro anni.

 

La carriera politica di Biden e le accuse

Joe Robinette Biden Jr. è nato a Scranton, Pennsilvanya, il 20 novembre 1942 da una famiglia cattolica di umili origini. Dopo la laurea in scienze politiche nel 1965 all’università di Newark nello stato di New York e la specializzazione in legge a Syracuse è entrato in politica diventando senatore del Delaware mantenendo l’incarico fino alla chiamata di Barack Obama nel 2009 che lo scelse come suo vice. Un incarico che ha mantenuto fino al 2017. Durante il suo mandato da vicepresidente Biden si è speso in diverse occasioni contro la violenza di genere e facendo approvare anche una legge contro la violenza sulle donne. Tuttavia negli ultimi tempi un ex candidata democratica a vice governatrice del Nevada, Lucy Flores, avrebbe accusato Biden di averla toccata in modo inappropriato (un bacio sulla nuca) durante un comizio nel 2014. Successivamente anche altre tre donne lo hanno accusato di comportamenti inappropriati. Sebbene non accusato direttamente di molestie, nell’era del #MeToo quello che potrebbe essere un atteggiamento espansivo risulta penalizzato. E ciò potrebbe rappresentare un ostacolo per la sua campagna.

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La lunga strada per la presidenza

Biden è uno dei favoriti per la nomination del Partito Democratico insieme a Bernie Sanders, ma presenta un profilo completamente differente e opposto al socialismo democratico del senatore del Vermont. Si presenta infatti come il candidato popolare e moderato, forte dell’esperienza di vice presidente di Barack Obama ed erede della sua era politica. Si stacca poi da numerosi candidati della nuova generazione come la senatrice californiana Kamala Harris, il deputato texano Beto O’Rourke o il sindaco dell’Indiana Pete Buttigieg. Ma per vincere dovrà portare avanti una campagna elettorale serrata e non basata unicamente sul prestigio passato.

Dovrà puntare oltre che sulla questione morale della lotta contro Trump anche su un solido programma economico. Nello scendere in campo ha citato un episodio significativo dal suo punto di vista: la mancata condanna da parte di Trump delle violente manifestazioni bianche e neonaziste di Charlottesville in Virginia del 2017. E’ con questo episodio che Biden avrebbe capito quanto la minaccia alla nazione era la più grave a cui avesse mai assistito. Inoltre dovrà far presa su una parte dell’elettorato di Trump, i ceti medi e medio-bassi popolari che hanno sofferto a causa della crisi economica nella Rust Belt ossia gli stati industriali del Midwest di Michigan, Wisconsin e Ohio. Senza dimenticarsi di neri, giovani, donne e ispanici. Dovrà quindi dimostrare di essere un candidato efficace e carismatico dimenticando le fallimentari campagne elettorali del passato.

Sembrerebbe quindi una strada in salita per l’ex vice di Obama che ha espressamente chiesto all’ex presidente di non appoggiarlo nonostante l’apprezzamento di quest’ultimo.

Una campagna non semplice quindi. E Trump nell’apostrofarlo come “dormiente Joe” in un avvelenato tweet ha scritto “Spero che tu abbia l’intelligenza, nel dubbio, a salvare una campagna per le primarie di successo. Sarà una campagna sporca, avrai a che fare con persone che hanno idee malate e dementi. Ma se ce la farai, ci vedremo ai nastri di partenza.”

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