Il 30 novembre le Barbados, la nazione insulare a lungo indicata come la “piccola Inghilterra” dei Caraibi, diventeranno a tutti gli effetti una repubblica. La Regina Elisabetta II sarà sostituita come capo di stato dall’attuale governatore generale dell’isola, Sandra Mason, che diventerà il primo Presidente delle Barbados.
Il “nuovo ruolo” della Mason è stato approvato da entrambe le camere del Parlamento dell’Isola appena il mese scorso. La transizione arriva dopo più di 40 anni di aspro dibattito, e 55 anni dal giorno in cui la nazione insulare è passata dall’essere una colonia a uno stato indipendente nel 1966.
Il passaggio alla forma repubblicana è il passo finale del “viaggio di transizione politica” dell’isola, iniziato all’inizio del 1600 quando i coloni inglesi la rivendicarono per la corona britannica, che dal canto suo mantenne un controllo totale e toalizzante sulla sua politica e sul suo commercio. Anche dopo aver dichiarato l’indipendenza dall’Inghilterra ed essere diventata una democrazia parlamentare, Barbados riconosceva ancora il monarca britannico come proprio capo di stato, atteggiandos così a monarchia costituzionale.
Per la maggior parte dei barbadiani il cambiamento non sarà così immediato o evidente, soprattutto perché il governo sta redigendo una nuova costituzione per riaffermare e sottolineare il suo status di nazione completamente sovrana. Il ruolo della Mason, così come quello precedentemente ricoperto dalla Regina, sarà soprattutto simbolico. Il primo ministro delle Barbados continuerà a supervisionare gli affari quotidiani del governo, lasciando alla neopresidente la possibilità di concentrarsi su compiti prevalentemente rappresentativi e diplomatici.
Come repubblica, le Barbados stanno tagliando uno degli ultimi legami rimasti con la corona britannica, eccetto uno. Il paese rimarrà membro del Commonwealth delle Nazioni, un’associazione di 54 stati membri, per lo più ex colonie e dipendenze britanniche, che lavorano insieme per promuovere il buon governo, il libero scambio, la cooperazione economica, i diritti umani e lo sviluppo sociale.
Un cambiamento significativo è rappresentato dal fatto che il piccolo stato insulare non dovrà più aspettare di ottenere la benedizione della regina per le nomine di ambasciatori e altri diplomatici. Per molti barbadiani, la mossa del paese di tagliare i legami con il suo passato coloniale attiene prettamente all’auto-determinazione ed al controllo del proprio destino.
Il Primo Ministro Mia Amor Mottley, che si è rivolta ai legislatori dopo che la Mason si è assicurata i necessari due terzi dei voti nelle due Camere del Parlamento del paese, ha osservato che il fatto che il nuovo capo di stato sia una donna prima ancora che una barbadiana è già di per sé un risultato storico e significativo.
“Dopo 396 anni di dominio britannico, e poco più di 386 anni di dominio monarchico britannico“, ha riferito la Mottley nelle sue osservazioni al Parlamento, “è giunto il momento per noi di esprimere la piena fiducia in noi stessi, come popolo, di credere che sia possibile per questa nazione la piena libertà da vincoli esteri, la piena autodeterminazione“.
Le decisioni del Parlamento e dell’esecutivo del paese, ha concluso la Mottley, non dovrebbero più essere “ratificate da coloro che non sono nati da qui, che non vivono qui, e che non apprezzano la realtà quotidiana della nostra terra, che non conoscono la condizione in cui versa il nostro popolo“.