Dopo anni di avvertimenti da parte degli studiosi, una nuova “terrificante” ricerca, svelata questo mercoledì su Nature, ha dimostrato come il cambiamento climatico e la deforestazione siano finalmente riusciti a convertire enormi regioni della foresta Amazzonica da preziosa risorsa in chiave di assorbimento dei livelli globali di CO2, ad ulteriore fonte di inquinamento e causa di riscaldamento globale, a causa delle emissioni di diossido di carbonio registrate.
Si discuteva già da tempo sulle crescenti preoccupazioni da parte degli studiosi riguardanti un tale, possibile fenomeno, ma i nuovi dati, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature, costituiscono la prima vera e propria prova di tali teorie da parte di scienziati e studiosi del clima, in un report che non lascia spazio ad interpretazioni.
I responsabili del nuovo studio, condotto dalla Dott.ssa Luciana Gatti, dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale Brasiliana, hanno effettuato, dal 2010 al 2018, una serie di “misurazioni e profilazioni verticali” delle emissioni di diossido e monossido di carbonio, grazie ad alcune sonde poste alcune miglia sopra quattro regioni amazzoniche. La ricerca ha rivelato che “In particolare la regione sud-est della Foresta Amazzonica, agisce al momento come fonte netta di emissioni di carbonio – e che – le emissioni complessive di carbonio sono superiori nelle regioni orientali che in quelle occidentali, a causa del fatto che le stesse sono state, negli ultimi anni, soggette a più deforestazione, riscaldamento e stress da deumidificazione“.
Analizzando i dati ci si accorge che, tra il 2010 ed il 2019, i settori Brasiliani della Foresta Amazzonica hanno prodotto circa 16.6 tonnellate di CO2, assorbendone soltanto 13.9. Si è dunque arrivati all’assurdo: la Foresta Amazzonica, nelle regioni Brasiliane, ha infatti emesso nell’ultimo decennio il 20% di CO2 in più rispetto a quanta ne abbia assorbita.
Come ha riportato anche il New York Times lo scorso mercoledì :
In un articolo di accompagnamento allo studio pubblicato sul Nature, Scott Denning, professore per il dipartimento di scienze atmosferiche alla Colorado State University, ha scritto che “i profili atmosferici riscontrati dimostrano che quello che fino a poco tempo fa veniva visto come un incerto futuro sta accadendo adesso, in questo momento”.
Rispondendo via mail ad alcune domande, il Dr. Denning ha lodato il nuovo studio, definendolo come la prima vera e propria misurazione sul larga scala – da diverse altitudini – del fenomeno, un chiaro progresso rispetto ai tradizionali metodi di misurazione utilizzati in precedenza sui siti. I risultati dimostrano che “il riscaldamento e la deforestazione che sta accadendo in Amazzonia orientale ha trasformato i processi di assorbimento del carbonio su scala regionale, mostrando come addirittura in questo momento si stia assistendo ad un aumento delle emissioni locali”, come ha osservato.
Gatti ha dichiarato al The Guardian che “la prima brutta notizia è che gli incendi in Amazzonia producono circa tre volte più CO2 di quanta la foresta riesca ad assorbirne. La seconda è che nei luoghi dove c’è stato il diboscamento, si registra un’emissione di CO2 fino a 10 volte superiore rispetto ai luoghi dove la foresta è rimasta integra“. Ciò che sta accadendo in Amazzonia va a collegarsi con le strategie di deforestazione mirate alla creazione di allevamenti intensivi di carne bovina ed alle coltivazioni intensive di soia, approccio progressivamente sostenuto dal Governo Bolsonaro che parla apertamente di liberalizzazione della deforestazione.
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“Meno alberi – aggiunge Gatti – si traducono in meno pioggia e temperature più alte, elementi che rendono le stagioni secche ancora più critiche per le rimanenti quote di foresta vergine. Siamo entrati in un circolo vizioso che rende la Foresta Amazzonica ancor più soggetta a roghi incontrollati“.
Grosse quote del legname, della carne e della soia prodotti in Amazzonia sono esportate dal Brasile. “Abbiamo bisogno di un accordo globale per la tutela e per la salvezza dell’Amazzonia” ha concluso Gatti. Molte nazioni Europee hanno già dichiarato di essere intenzionate a bloccare gli accordi commerciali tra Unione Europea e Brasile, a meno che Bolsonaro non acconsenta ad una strategia risoluta per impedire la distruzione della Foresta Amazzonica.