La guerra non si arresta


Gli Stati Uniti hanno annunciato che, il percorso della guerra in Ucraina potrebbe essere lungo o anche lunghissimo. Il segretario americano della Nato, Jens Stoltenberg, è pronto a fornire persino armi pesanti all’Ucraina del presidente Zelensky, perché potrebbero non bastare più i carri armati, i javelin americani, ossia armi anticarro a guida infrarossi e i droni turchi, e quindi ci potrebbe essere la necessità di consegnare anche aerei di guerra, i famosi jet, agli ucraini.

Il segretario di Stato, Antony Blinken, ha parlato di aiuti militari per oltre due miliardi di euro, soprattutto di sofisticati sistemi di difesa anticarro, per contrastare i bombardieri nei cieli, evidenziando che anche senza inviare caccia aerei d’attacco, gli ucraini potrebbero vincere questa lunga guerra con la federazione Russa.

Guerra Russia-Ucraina, Washington teme un ulteriore allargamento del conflitto

Il presidente Biden, anche dopo la scoperta degli orrori di Bucha, che sarebbero stati perpetrati dall’esercito russo in modo sistematico nei confronti di civili e addirittura bambini, vuole correggere la strategia di fondo solo in parte, senza superare un certo limite. Washington teme ancora molto un ulteriore allargamento del conflitto con il coinvolgimento diretto della Nato, perché il presidente Putin, messo in un angolo, potrebbe essere ancora più pericoloso e fare ricorso alle armi chimiche o addirittura scatenare un conflitto nucleare.

Inoltre gli Stati Uniti stanno rinunciando alla possibilità di negoziare con la Russia,  coniando per Putin diversi epiteti come Macellaio di Mosca o criminale di guerra e hanno lasciato le negoziazioni a paesi come Israele, Turchia, e altri, senza però che, questi siano riusciti a produrre risultati particolarmente significativi.

Viktor Orban rompe il fronte unitario europeo

Biden è adesso preoccupato del dinamismo del presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, di recente confermato per la quarta volta alle elezioni politiche del suo paese, perché è dichiaratamente filo russo e sta lavorando a trattative di pace, proponendo una conferenza nel suo paese con la presenza anche di Putin, Zelensky, Scholz e Macron, che dovrà cercare la conferma del suo mandato presidenziale nelle imminenti elezioni francesi.

L’obiettivo di Orban è di arrivare ad un cessate il fuoco nel più breve tempo possibile, ma contemporaneamente ha accolto la richiesta di Putin di pagare in rubli le forniture russe di gas, rompendo il fronte unitario europeo, che non si è piegato, rivendicando gli accordi, che facevano riferimento solo al pagamento in dollari ed euro.

Anche la Chiesa ortodossa di Mosca fuori dal circuito della ragionevolezza

In un periodo così tremendamente difficile, nel quale anche il Papa sta cominciando a prendere le distanze dalla Russia, l’Europa non riesce a mantenersi compatta, ma l’immagine di Francesco che, nell’udienza generale mostra la bandiera gialloblù dell’Ucraina, è un chiaro messaggio alla comunità internazionale e alla Chiesa ortodossa di Mosca.

Finora il patriarca Kirill della Chiesa ortodossa è schierato fortemente sulle posizioni di Putin e l’ambasciatore russo in Vaticano ha chiesto ufficialmente al Papa di non andare a Kiev, per non fare regali agli americani.

La  critica di Papa Francesco è rivolta all’impotenza delle Nazioni Unite sui massacri in Ucraina, anche se nello stesso tempo continua a ritenere scandalose le spese enormi per gli armamenti, a fronte di problemi irrisolti ben più pregnanti, come la fame e la povertà nel mondo.

Dopo anni di dialogo tra il Patriarcato di Mosca e il Vaticano, il rapporto è tornato molto freddo, quasi come ai tempi di Wojtyla, il Papa polacco, che era molto vicino alla fazione del Patriarca ecumenico di Costantinopoli.

Kirill ha paragonato addirittura il sacrificio dei soldati russi a quello di Gesù Cristo sulla croce, negando all’Ucraina il diritto di esistere come nazione autonoma, usando quindi argomentazioni molto simili a quelle di Putin.

Il Papa ha cercato di non rompere la relazione con Kirill, rimandando gli interventi espliciti di condanna sui crimini di guerra, ma di fronte alle notizie ricevute personalmente da testimoni oculari nei luoghi dei massacri dei civili, come Bucha, ha deciso di rompere il dialogo con la Chiesa ortodossa di Mosca, perché ha ritenuto la misura ormai colma. Infatti, Kirill sembra aver portato la Chiesa ortodossa di Mosca fuori dal circuito della ragionevolezza, per entrare invece in quello  dell’apologia dell’aggressione e addirittura della giustificazione dei massacri e quindi Papa Francesco si è sentito tremendamente deluso dal Patriarca di Mosca.

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