Coronavirus – Il video appello è un iniziativa degli studenti dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Le storie di molti studenti rientrati a Napoli nei giorni scorsi grazie al lavoro dell’Università Suor Orsola Benincasa e delle Ambasciate Italiane.
Comunicato Stampa
“Restate a casa. Per tutelare la vostra salute e quella degli altri. E per rispetto verso lo straordinario lavoro dei medici e degli infermieri che in questi giorni rischiano la vita in corsia”. Chiaro, netto e molto accorato l’appello dei ‘reduci’ dall’Erasmus dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (disponibile online su https://www.facebook.com/unisob/videos/502531623774273/)
Molti studenti nei giorni scorsi, vista la situazione emergenziale di molti Paesi europei, hanno scelto di rientrare in Italia, supportati dal lavoro dell’Ufficio Erasmus dell’Ateneo in costante contatto con la Farnesina e le diverse Ambasciate italiane. E ora che gli studenti rientrati, tra mille difficoltà, sono responsabilmente in autoisolamento domiciliare hanno scelto di lanciare attraverso i canali social del Suor Orsola un appello ai tanti studenti e lavoratori italiani rientrati in questi giorni (prima dell’ultimo provvedimento restrittivo del governo) nelle loro residenze sia dall’estero che dal Nord Italia.
Claudia Calvanese, studentessa di Scienze della formazione primaria al Suor Orsola, ha impiegato due giorni interi per rientrare dalla Spagna, uno dei Paesi europei più in difficoltà in queste ultime ore. Un giorno per viaggiare con quattro diversi treni da Cadice a Barcellona, passando prima per Siviglia e poi per Madrid. E un giorno per tornare in nave in Italia fino a Civitavecchia. “Anche in Spagna è ormai tutto chiuso – racconta Claudia – e restano aperti solo supermercati, farmacie e servizi essenziali. Le Università sono chiuse e si sono organizzate con le lezioni online, quindi per noi studenti Erasmus non aveva senso ‘stare reclusi’ lontani dai nostri familiari. L’importante è prendere tutte le dovute precauzioni di isolamento domiciliare una volta rientrati a casa”.
Il ‘viaggio della paura e della speranza’ è stato lunghissimo per tutti. Anche dalle più importanti città europee che abitualmente sono separate dall’Italia da poco più di un’ora di volo. Laura Lequile, che al Suor Orsola studia Lingue e culture moderne, ha impiegato 15 ore per rientrare da Parigi già la scorsa settimana, recuperando soltanto un volo con scalo ad Amburgo. Stesse difficoltà per Antonia Appolloni, con oltre 10 ore di viaggio per rientrare dal Belgio (Courtrai) tra treni ed arei, e per Donato Mandetta, che ha impiegato 14 ore per tornare da Würzburg (Germania) anche lui con numerosi cambi di mezzi di trasporto e quindi con un surplus di rischio di contagio. Anche se hanno viaggiato tutti rigorosamente con guanti e mascherine come racconta la fotogallery sulla pagina Facebook del Suor Orsola.
Il caso dell’Università tedesca di Würzburg con 15 contagiati a causa delle feste e dei raduni degli studenti
Proprio Donato Mandetta racconta la gravità della situazione tedesca prima dell’ultima stretta governativa voluta dalla Merkel. “In Germania prima della mia partenza (14 Marzo) non era stato preso ancora quasi nessun provvedimento restrittivo – spiega Donato – nonostante soltanto a Würzburg, una città non molto più grande della mia città di origine (Avellino), ci fossero stati già ben 51 casi di contagio da coronavirus con un focolaio partito proprio dalla mia Università. Lì pur avendo appreso la notizia della positività di una professoressa ci sono stati alcuni studenti che, nonostante fossero entrati in contatto con il docente, non si sono fatti nessun problema a frequentare feste, raduni ed addirittura ad andare ad una serata in discoteca con la conseguenza che dopo 8 giorni precisi dal corso di tedesco c’è stata una prima ragazza positiva e poi altri 30 casi positivi il giorno dopo, di cui 15 nell’ambito della mia Università”. Una situazione da cui era inevitabile voler fuggire per Donato, che, però, appena rientrato a casa, ha voluto ‘metterci la faccia’ per rivolgersi a tanti altri giovani nella sua situazione e richiamarli al senso di responsabilità. E lo ha fatto aprendo il video appello degli studenti ‘reduci’ dall’Erasmus del Suor Orsola con tanto di mascherina protettiva anche in casa perché lui le regole dell’isolamento domiciliare le sta rispettando alla lettera innanzitutto per tutelare i suoi familiari.
“L’esempio che stanno dando questi nostri studenti con il loro appello e con i loro volti – evidenzia il Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro – è esattamente quel modello di impegno civile e di senso di responsabilità a cui le nostre istituzioni ci hanno chiamato in questi giorni ed è la migliore risposta all’appello dei tanti operatori sanitari che ci stanno chiedendo tutti a gran voce di aiutarli nell’unico modo possibile: stando tutti a casa per contribuire all’abbassamento del numero dei contagi di questo virus così veloce nel suo diffondersi e perciò così difficile da sconfiggere”. Un altro lavoro importante svolto dalla squadra Ufficio Erasmus del Suor Orsola (con Ilaria Aloisio, Paolo Livio Marrelli, Giulia Perretti ed il coordinamento di Annamaria Iardino) in questi giorni è quello di supportare anche gli studenti stranieri Erasmus presenti a Napoli per indirizzarli nell’osservanza di tutte le prescrizioni normative nazionali e regionali in continuo mutamento. “Sono giorni particolarmente difficili per tutti – spiega Francesco Russo, professore di Storia delle dottrine politiche e coordinatore accademico dell’Ufficio Erasmus – sia per i nostri studenti in giro per il mondo (molti dei quali non riescono a tornare), sia per chi ha scelto di tornare tra mille difficoltà e sia per i tanti ragazzi stranieri che studiano a Napoli con il progetto Erasmus. I nostri ragazzi stanno dimostrando tutti nelle diverse situazioni profondo coraggio e grande senso di responsabilità e mai come in questo momento ci stiamo sentendo tutti un unico corpo (docenti, amministrativi e studenti) insieme con l’intera comunità del Suor Orsola”.