La tensione in Medioriente coinvolge anche le Olimpiadi


A seguito dell’eliminazione del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran e del comandante di Hezbollah Fuad Shukr a Beirut, lo Shin Bet ha aumentato la sicurezza della delegazione israeliana alle Olimpiadi di Parigi.

C’è infatti il forte timore che gli atleti dello Stato ebraico possano diventare vittime di attacchi di vendetta per quanto accaduto in Medioriente. Sono state dunque aggiunte ulteriori forze di sicurezza dell’intelligence israeliana e degli agenti francesi, sia per la delegazione che alloggia nel Villaggio Olimpico, sia per quella che risiede in strutture esterne.

Gli atleti israeliani sono stati informati sulle nuove regole di condotta e sugli scenari di rischio, che potrebbero coinvolgerli. In merito all’aumento della sicurezza, lo Shin Bet ha affermato che vengono condotte valutazioni pressoché quotidiane della situazione, e che le disposizioni vengono determinate di conseguenza.

Cos’è lo Shin Bet?

Lo Shin Bet è una delle tre agenzie israeliane di intelligence, insieme ad Aman e al Mossad, che si occupa della sicurezza interna di Israele. Fa parte dei servizi segreti israeliani ed è subordinata direttamente al Primo ministro, essendo quindi autorizzata ad usare tecniche e metodologie proprie dei servizi segreti governativi e militari dello stato ebreo, allo scopo di analizzare le contro misure più idonee alle minacce esterne.

Già prima degli assassinii dei vertici di Hamas e Hezbollah, gli atleti israeliani avevano subito minacce di morte sui social network e messaggi di intimidazione erano stati inviati anonimamente ai loro parenti, causando parecchia tensione all’interno della delegazione.

Purtroppo in questi Giochi Olimpici di Parigi 2024 torna a preoccupare l’incubo del
massacro di Monaco di Baviera, che fu un evento terroristico avvenuto proprio durante le Olimpiadi del 1972, in Germania Ovest. Alle olimpiadi di 52 anni fa un commando dell’organizzazione terroristica palestinese, denominato Settembre Nero, irruppe negli alloggi destinati agli atleti israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti, che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Il tentativo di liberazione da parte della polizia tedesca non fu felice, perché portò alla morte anche di tutti gli atleti sequestrati, oltre che di quella di cinque fedayyin e di un poliziotto tedesco.

In ogni caso si stanno vivendo giorni veramente difficili. Dopo l’attacco a Beirut, infatti si sono sentite minacce in Iran, Turchia ma anche da altre parti e il governo israeliano si è dichiarato pronto ad affrontare qualsiasi scenario, e molto determinato a combattere contro ogni minaccia esterna.

Il discusso premier Netanyahu ha affermato testualmente: “Israele farà pagare a caro prezzo qualsiasi aggressione contro di noi su qualsiasi fronte”.

Naturalmente invece il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, invita alla calma, perché gli attacchi a Beirut e a Teheran potrebbero rappresentare una pericolosa e preoccupante escalation, proprio nel periodo in cui tutti gli sforzi diplomatici al contrario dovrebbero essere rivolti con determinazione, al fine di giungere a tre obiettivi ben definiti, il cessate il fuoco a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, e il massiccio aumento degli aiuti umanitari per i palestinesi di Gaza.

Insomma al pericolo di una guerra in Medioriente ancora più cruenta ed estesa, bisogna contrapporre assolutamente un ritorno alla calma in Libano anche attraverso la Linea Blu, come, ha ribadito Stéphane Dujarric, il portavoce del Segretario delle Nazioni Unite. Bisogna combattere i tentativi che cercano di minare il raggiungimento dei tre obiettivi di pace sopracitati nel Medioriente, cercati da mesi dalle Nazioni Unite, anche se bisogna riconosce che non sempre, anzi quasi mai ha convinto l’azione della diplomazia internazionale.

Anche il ministro degli Esteri e vice presidente del consiglio italiano, Antonio Tajani, ha espresso le sue preoccupazioni alla Camera dei deputati, per questa temuta, e purtroppo possibile escalation di guerra in Medio Oriente, esprimendosi con queste testuali parole: “Non vogliamo assolutamente che il Medio Oriente precipiti in una guerra aperta”.

Il ministro Tajani ha pure ricordato gli sforzi umanitari dell’Italia, con la promozione in particolare del progetto Food for Gaza, un vero e proprio Programma alimentare mondiale, che prevede una donazione di almeno dodici milioni di euro, per fornire cibo alle famiglie bisognose nei territori di guerra palestinesi.


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