Un funzionario delle Nazioni Unite ha riferito questa domenica di essere letteralmente “orripilato” dai reports, definiti come assolutamente credibili e confermati da più voci indipendenti, secondo cui almeno 300 civili sarebbero stati uccisi e successivamente bruciati in Birmania, ed ha chiesto al governo locale di avviare un’indagine.
Due lavoratori del gruppo non-profit Save the Children sono ancora dispersi dopo che il loro veicolo è stato rinvenuto tra le automobili attaccate, sequestrate e bruciate durante un’aggressione avvenuta nei territori orientali del paese asiatico, evento che ha scoperchiato “il vaso di Pandora” su ciò che sta accadendo alla popolazione civile a quelle latitudini.
La responsabilità di tali azioni intimidatorie, portate avanti contro le Organizzazioni Non Governative e le Associazioni per i diritti umani con “sistematica cadenza”, come definito dai portavoce stessi, sarebbe da ricondursi addirittura in capo alla Giunta Militare che ha assunto il potere in Birmania dopo il colpo di stato perpetrato negli scorsi mesi.
“Condanno questo grave incidente e tutti gli attacchi contro i civili in tutto il paese“, ha dichiarato il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Martin Griffiths, in una recente dichiarazione, al termine della quale ha chiesto “un’indagine approfondita e trasparente” per accertare la responsabilità di tali efferati crimini.
La Birmania è piombata nuovamente nel caos a causa del colpo di stato avvenuto lo scorso febbraio, con più di 1.300 persone uccise in un giro di vite operato dalle forze di sicurezza con il benestare della Giunta Militare al potere, secondo quanto sostenuto dagli attivisti locali.
Le “Forze di difesa del popolo” sono sorte in tutto il paese, come forma di resistenza per combattere la Giunta, guidate dalla determinazione di trascinare i militari in un sanguinoso “stallo” fatto di scontri, guerriglie e rappresaglie.
Appena questo sabato sono apparse sui social media delle foto che mostrano due camion e un’auto bruciati su un’autostrada nella città di Hpruso, nello stato di Kayah, con i resti carbonizzati dei corpi di alcuni poveri malcapitati rimasti intrappolati all’interno.
Un membro di un gruppo delle Forze di Difesa ha riferito alla stampa che i suoi combattenti avevano rivenuto i veicoli sabato mattina, dopo aver sentito che i militari avevano fermato diversi veicoli a Hpruso, dopo alcune retate contro i guerriglieri effettuate nelle vicinanze, di venerdì.
“Quando siamo andati a controllare nella zona questa mattina, abbiamo trovato corpi bruciati in due camion. Abbiamo trovato in tutto 27 cadaveri“, ha riferito l’attivista sabato all’Associated Foreign Press, chiedendo tuttavia di rimanere anonimo per il timore di rappresaglie.
Alcuni portavoce di Save the Children hanno riferito sempre durante la giornata di sabato, come già accennato, che due collaboratori della ONG sono stati “coinvolti” nell’incidente, e sono scomparsi.
I due stavano viaggiando verso casa dopo aver svolto alcune attività umanitarie nella regione, quando sono stati attaccati, facendo perdere le proprie tracce, ha riferito l’organizzazione in una dichiarazione resa alla stampa, aggiungendo che da allora si è vista costretta a sospendere le proprie attività in svariate regioni della Birmania.
La Giunta Militare aveva precedentemente riferito di vari attacchi contro le proprie truppe lo scorso venerdì, dopo aver tentato di fermare alcune auto che guidavano, si cita testualmente, “in modo sospetto“.
L’organismo d’informazione dissidente Myanmar Witness ha riferito di aver confermato i rapporti e le testimonianze rese dai combattenti locali secondo cui “35 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise e bruciate dai militari il 24 dicembre nella borgata di Hpruso“.
I dati satellitari hanno anche mostrato che un incendio si è effettivamente verificato intorno alle 13:00 dello scorso venerdì, proprio a Hpruso, stando a quanto riferito anche da Save the Children.