A proposito delle ultime elezioni e dei fatti spiacevoli accaduti a Milano e soprattutto a Roma si è registrata l’assenza di alcune voci politiche, forse a causa del grande spazio lasciato sguarnito dal Movimento 5 stelle e dal forte dato astensionistico che ha penalizzato soprattutto alcuni partiti.
Le stelle torneranno a brillare?
L’ex stella che si è stancata di stare a guardare, Alessandro Di Battista, ha capito che c’è spazio nel vuoto del movimento, soprattutto da quando il loro nuovo presidente, Giuseppe Conte ha deciso, pur tra mille cautele e distinguo, di proseguire l’alleanza col PD al ballottaggio di Roma.
Questo fatto non è assolutamente piaciuto a molti nostalgici della prima ora del movimento. Non risultano particolari alleanze tra Di Battista e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, con la quale però i rapporti sono sempre stati molto amichevoli. Di Battista al momento intende procedere per la sua strada di autonomia, indipendentemente dall’alleanza con la Raggi, e sembra intenzionato a creare una nuova formazione politica con il suo fedele drappello di ex grillini, tra cui spiccano l’ex ministra e attuale senatrice Barbara Lezzi, l’ex sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, e il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra.
Un ruolo in questo eventuale nuovo partito di Di Battista potrebbe averlo anche Ignazio Corrao, ex capo delegazione del M5s al Parlamento europeo. Anche l’ex adepto dei 5 stelle, Gianluigi Paragone, ha conquistato un sorprendente 3 per cento alle elezioni comunali di Milano, e soprattutto ha avuto la soddisfazione di prendere più voti della lista del movimento, che pure andava da sola, dimostrando la validità della teoria dello spazio lasciato vuoto dai 5 stelle.
Infatti anche a Roma la lista civica di Virginia Raggi, seppure in alleanza con il movimento, ha ottenuto un discreto 4 per cento e sicuramente una buona parte di base del movimento non disprezzerebbe un ritorno alla politica del passato dei vaffa e della contestazione ad oltranza del ceto politico.
Alessandro Di Battista: “Io non mi sono mai piegato a questo sistema politico”
Alessandro Di Battista ha dichiarato su Facebook “Io non mi sono mai piegato a questo sistema politico scegliendo di metter davanti a tutto, anche alla mia convenienza, le nostre idee”.
Per Di Battista il bipolarismo è una truffa perché i due grandi schieramenti evitano comunque di pestarsi troppo i piedi. Il “Dibba” dichiara ancora testualmente: “Centrodestra e centrosinistra fanno finta di farsi la guerra. Litigano sulle scemenze salvo poi avallare tutti insieme appassionatamente riforme della giustizia, tagli allo stato sociale, missioni militari all’estero mascherate da missioni di pace, sperpero di denaro pubblico, aumento di privilegi, prebende, regalie alla politica, nomine”.
Il governo attuale viene definito severamente quello dell’assembramento, che per molti esponenti importanti di entrambi gli schieramenti deve durare ancora a lungo per gestire le risorse dei fondi europei. L’eventualità di una prosecuzione delle larghissime intese con Draghi o un altro tecnico favorirebbe le speranze dello stesso “Dibba”, come viene chiamato Alessandro Di Battista, perché sarebbe più evidente agli elettori il vuoto politico lasciato dal primo movimento dei 5 stelle.
Saranno in grado?
Sarà interessante capire se Di Battista e i suoi saranno realmente in grado di fare un nuovo partito e tornare al centro dell’attenzione politica come un tempo e capire se vi saranno molti che avranno voglia di ascoltare le loro idee nelle loro prossime uscite già annunciate in piazza, a partire da quella di Siena.
Gli ultimi risultati elettorali hanno dimostrato che la voglia di partecipazione alla cosa pubblica dei cittadini è ridotta ai minimi termini e anche per questo se ci fosse una piazza piena ad ascoltare l’ex parlamentare grillino sarebbe comunque una buona notizia.
Oltre i meriti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è innegabile che nell’ascesa stratosferica di consenso che ha caratterizzato il primo decennio di esistenza del M5s c’è stato lo zampino di Di Battista, che forse è stato sottovalutato dai politologi. Infatti, Di Battista ha saputo percepire il crescente e legittimo disagio di una buona parte dell’elettorato e di una piccola parte degli eletti M5s in vista di un’alleanza più stabile con quel Pd che secondo quanto dichiarato da Di Battista, ma fino al governo Conte due anche da Di Maio e altri esponenti grillini, è “il partito di Bibbiano e dei poteri forti”.
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