L’Ecuador ha revocato la cittadinanza a Julian Assange


L’Ecuador ha revocato la cittadinanza a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, che si trova attualmente prigioniero in un carcere britannico.

Il Dipartimento di Giustizia dell’Ecuador ha formalmente notificato all’Australiano la nullità della sua naturalizzazione, in una lettera arrivata in risposta a un reclamo presentato dal Ministero degli Esteri del paese sudamericano.

Alcuni portavoce del governo sudamericano hanno spiegato che la naturalizzazione viene “riconsiderata” quando sia stata concessa sulla base dell’occultamento di fatti rilevanti, di documenti falsi o quando sia emersa una frode. Le autorità ecuadoregne hanno riferito, infatti, che la richiesta di naturalizzazione presentata da Assange era viziata da molteplici incongruenze: firme non conformi, possibili alterazioni di documenti e tasse non pagate.

Carlos Poveda, l’avvocato di Assange, ha sottolineato che la decisione è stata presa senza un giusto processo, e che al suo assistito non è stato nemmeno permesso di testimoniare.

Nella data in cui Assange è stato citato, era privato della sua libertà: si trovava, in condizioni di salute precarie, tra l’altro, all’interno di un centro di detenzione britannico“, ha detto Poveda.

Poveda ha aggiunto che presenterà ricorso, chiedendo una revisione e un chiarimento della decisione. “Più che l’importanza della naturalizzazione, è importante chiedere il rispetto dei diritti, e che si assicurino i principi del giusto processo nella revoca della nazionalità“.

Assange ha ricevuto la cittadinanza ecuadoriana nel gennaio 2018, come parte di un tentativo, fallito, del governo dell’allora presidente Lenín Moreno di trasformarlo in un diplomatico, per farlo uscire dalla sua ambasciata a Londra.

Il ministero degli Esteri dell’Ecuador ha spiegato che il tribunale avrebbe “agito in modo indipendente e ha assicurato l’applicazione del principio del giusto processo in un caso che ha avuto luogo sotto il governo precedente“.

Il cinquantenne Assange al momento si trova nella prigione di alta sicurezza di Belmarsh, a Londra, da quando è stato arrestato nell’aprile 2019.

Assange aveva trascorso sette anni rintanato all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove era fuggito nel 2012 per evitare l’estradizione in Svezia.

Anche gli Stati Uniti hanno incriminato Assange, con 17 capi d’imputazione per spionaggio internazionale, a causa della pubblicazione di migliaia di documenti militari e diplomatici trapelati sul sito WikiLeaks.

All’inizio di questo mese, la Corte Suprema britannica aveva concesso al governo degli Stati Uniti il permesso di appellarsi contro il precedente diniego dell’estradizione per il fondatore di WikiLeaks. Nel caso tale appello dovesse venire accolto, Assange verrà inviato negli Stati Uniti per affrontare le accuse di spionaggio.

Le comunità di “social hackers” internazionali stanno osservando la vicenda con vivo interesse: personaggi come Assange ed Edward Snowden, altro “whistle blower”, rifugiatosi in Russia per sfuggire alla giustizia Statunitense, vengono infatti visti come veri e propri esempi da seguire per contrastare lo strapotere delle agenzie governative e dei programmi di sorveglianza di massa.

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