LEONARD COHEN – the man è andato


Si è spento a Los Angeles all’età di 82 anni, non oggi bensì il 7 novembre, uno dei più grandi poeti contemporanei, tra i più influenti cantautori della storia della musica, Leonard Cohen.

La notizia viene data stamattina come riportiamo dal suo sito italiano:

Per volere della famiglia, la notizia è stata resa pubblica fino a dopo la celebrazione di un memoriale nella sinagoga della sua congregazione di origine, la Shaar Hashomayin di Montreal tenutasi giovedì 10 novembre”

Cantautore, poeta, scrittore Leonard Cohen è stato un artista complesso, affascinante, alla ricerca perenne di quella parola che possa racchiudere tutto. Nelle sue opere non è mancato nulla, tutto ciò che attraversava il suo animo era inchiostro su carta. Dai turbamenti religiosi alle inquietudini dell’esistenza erano pregni i suoi scritti, tale da far scrivere ai critici americani “impossibile ascoltare un suo album quando fuori splende il sole. La sua voce è simile ad un rasoio”, tagliente come la verità.

Nato da genitori ebrei, a nove anni perde il padre, evento che segnerà tutta la sua vita. Iniziò la sua attività artistica in veste di poeta e scrittore, risale al 1956 la sua prima pubblicazione “Let Us Compare Mythologies” quando era ancora studente universitario. Originario di Montreal, era il più europeo dei cantautori d’oltre oceano.

Nel suo repertorio sono tangibili assonanze ai grandi chansonnier francesi come Jacques Brel e George Brassens del folk americano con una spiccata predilezione per i temi biblici e per la mitologia classica. L’album d’esordio è del 1968 dal titolo Song of Leonard Cohen, diametralmente opposto agli umori rivoluzionari dell’epoca come quelli cantati da Bob Dylan e Joan Beaz. Il suo universo ruota sull’individuo e sulle sue variabili. Negli ultimi trent’anni sono usciti otto volumi di poesie, due romanzi, quattordici album, più conosciuti in Europa che negli States. L’ultimo del 2016 dal titolo “You want it Darker” per la Columbia Records. In Polonia ha venduto più dischi di Michael Jackson e a Cracovia ogni anno si svolge un festival a lui dedicato il Leonard Cohen Festival.

Lunghissima la sua discografia e qui non vogliamo farne un asettico elenco, desideriamo ricordarne la potenza espressiva, a cui tanti personaggi da Nick Cave a Morrissey si sono ispirati come con l’iniziale Suzanne del 1966, ripresa qualche anno dopo da Fabrizio De Andrè o, So long Marianne, e ancora Hallelujah.  Quest’ultima resa ancora più famosa da Bob Dylan e Jeff Buckley.

Anche i registi hanno voluto la sua musica come Robert Altman in I Compari del 1971 o Nanni Moretti in Caro Diario dove inserì I ‘m Your man. Egli stesso scrisse e diresse musicando I am a hotel, un corto di mezz’ora che si aggiudicò il primo Premio al Festival International de Televison de Montreux – Svizzera e collaborò ad una opera rock cinematografica con il cantautore Lewis Furey per la quale vinse il premio Canadian Juno per la “Miglior colonna sonora” nel 1985, inoltre interpretò anche una parte nella serie Miami Vice come attore.

Di fiumi di parole che corrono in queste ore, successive alla notizia della sua dipartita, ci piace ricordare un grande artista, indubbiamente complesso, controverso, eremita nell’indole, con una lettera che ha scritto alla sua musa Marianne Ihlen – con la quale visse alcuni anni sull’isola di Hydra insieme al figlio di lei Axel – scomparsa ad Oslo il 29 luglio scorso all’età di ottanta anni:

Ti ho sempre amata per la tua bellezza e la tua saggezza, ma non serve che io ti dica di più poiché lo sai già. Adesso voglio solo augurarti buon viaggio. Addio vecchia amica. Amore infinito. Ci vediamo lungo la strada

Questa lettera ha fatto il giro del mondo restituendoci un’immagine di Cohen forse meno complessa, data anche l’età, e la saggezza che forse porta con sé. A lei aveva dedicato canzoni come Bird on a wire e So long Marianne con quel ritornello indimenticabile “Ciao, ciao Marianne, è tempo per noi di cominciare a ridere e piangere e ridere di tutto quanto ancora”.

foto: fonte facebook

 

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