L’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa. Lo sostiene la Corte d’Appello di Torino che, nel giudicare la causa di un dipendente Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico, ha ritenuto sussistere nesso causale tra l’insorgenza del tumore e l’abuso del cellulare.
La Corte d’Appello ha, dunque, confermato la sentenza di primo grado pronunciata nel 2017 dal Tribunale di Ivrea con la conseguente condanna dell’Inail. L’Inail dovrà corrispondere all’uomo una rendita vitalizia da malattia professionale.
La vicenda riguarda Roberto Romeo, dipendente Telecom Italia che ha trascorso 15 anni della sua vita professionale utilizzando il telefonino, per oltre tre ore al giorno. A Romeo era stato diagnosticato un neurinoma al nervo acustico, neoplasia di indole benigna, ma invalidante (il C.T.U. gli aveva riconosciuto un danno biologico permanente nella misura del 23%).
“Basta usare il cellulare trenta minuti al giorno per otto anni per essere a rischio” – è quanto sostengono gli avvocati che hanno difeso Roberto Romeo.
La reazione dell’Istituto Superiore della Sanità
La decisione presa dai giudici della Corte d’Appello di Torino non è per niente in linea con il parere dell’Istituto Superiore della Sanità, secondo il quale la sentenza non sarebbe supportata da basi scientifiche.
Secondo l’ISS, non è corretto affermare che ci sia una correlazione tra l’utilizzo frequente del cellulare e l’insorgere di malattie tumorali al cervello. Ci sarebbero solo sospetti di cancerogenicità.
“L’ipotesi che l’uso prolungato del cellulare possa causare tumori alla testa non è fondata su una base scientifica. Finora, nessuna correlazione è stata provata tra i campi elettromagnetici dei cellulari e l’insorgenza di tumori. Ci sono solo dei sospetti di cancerogenicità, ma non confermati”.
“…di fatto, nessuna correlazione è stata ancora stabilita”, a differenza delle sostanze classificate come certamente cancerogene per l’uomo (raggi UV, alcol, sigarette) e di quelle probabilmente cancerogene (consumo di carni rosse).
Controversa resta dunque la vicenda che divide l’opinione pubblica. In ogni caso, è sempre opportuno rivolgersi ad un legale esperto al fine di poter vagliare al meglio le singole fattispecie.
“Servirebbe un’etichetta sui rischi per la salute”
“Sulle scatole dei cellulari – commenta Roberto Romeo – “bisognerebbe scrivere: ‘Se non usato correttamente, nuoce gravemente alla salute’. Ecco cosa servirebbe. La sentenza di oggi contribuisce all’informazione sul tema e la questione riguarda anche i bambini, che sempre più utilizzano i cellulari. Lo Stato non sta informando, anzi”.