Storia della macchina del fango che questa volta ha avuto tra le vittime il Bologna e Bologna e di come nessuno abbia fatto niente per fermarla in tempo.
Bologna-Juventus, sabato 12 gennaio ore 20.45. Si gioca l’ottavo di Coppa Italia, i rossoblu grazie al sorteggio del campo ospitano l’incontrastata regina del campionato allo Stadio Dall’Ara. Al primo tiro juventino di Kean i tifosi di casa ululano a scimmiottare il verso che di solito emettono gli omologhi avversari quando si sfiora un goal. Tutto nella norma, semplice sfottò più che legittimo. Nessuno ne sarebbe a parlare 5 giorni dopo in una situazione normale, ma questa non la è.
I commentatori RAI, detentrice dei diritti televisivi della partita, non si fanno pregare e colgono l’occasione ancora per rimestare il discorso che aveva monopolizzato le pagine dei giornali e siti web delle settimane precedenti: il razzismo negli stadi. Piaga sociale prima ancora che sportiva che trova il suo specchio nei campi da calcio. Questa volta però di razzismo non c’è nemmeno l’ombra e dei presunti Bu razzisti all’italianissimo Kean neanche un sussurro, considerando che gli ululati si presentano nella stessa forma anche in tutte le occasioni successive con giocatori diversi e delle più varie nazionalità. A conferma di questa tesi è l’assenza di menzione nel referto dell’arbitro e il mancato intervento del delegato federale preposto a individuare grotteschi scenari simili. Persino la questura del capoluogo emiliano ha negato nel modo più assoluto atteggiamenti razzisti del pubblico durante la partita.
Ci si aspettava quindi per deontologia professionale una smentita e un’ammissione di colpe da parte del colosso di viale Mazzini. Nulla di tutto ciò. Il club riferisce di aver segnalato l’ingiustizia ad un bordocampista ma a quanto pare non è stato abbastanza. A rincarare lo sconforto e la rabbia per la mala-gestione della situazione che di fatto ha affibbiato l’etichetta di razzista a una città intera sono arrivate le parole dell’emiliano Ancelotti (“L’altra sera a Bologna Kean è stato insultato e non ha senso”, ndr), allenatore del Napoli. Carletto avrà semplicemente ascoltato la telecronaca della partita come qualunque altro italiano e avrà preso per buone le parole del duo in cabina di telecronaca. Senza dolo la dichiarazione del mister azzurro è finita per alimentare l’onda mediatica che sta vessando il Bologna e Bologna, contenuta in nessun modo dalla RAI che è rimasta silente e per l’assurdo anche dal società rossoblu che è rimasta tale fino alla giornate di ieri (4 giorni dopo la partita).
Proprio la nota apparsa ieri sul sito del BFC è sembrata ormai talmente tanto tardiva e debole da sembrare fuori contesto. Ad essersi sotituite alla società e ad aver difeso a spada tratta il Bologna e i suoi tifosi sono state le testate locali (tanto vituperate da molti) e la Gazzetta dello Sport, unico gigante ad aver fatto emergere la verità.
L’onda mediatica però è ormai partita, ad uno stadio ormai troppo avanzato per far cambiare idea dei reali fatti all’opinione pubblica. Con più professionalità, tempestività e decisione da entrambe le parti in causa si sarebbe potuta però fermare in tempo questa inutile e soprattutto ingiusta macchina del fango.
Fonte immagine in evidenza: juventus.com