Nella valutazione delle fonti energetiche del futuro lo sfruttamento del gas sta assumendo sempre più un ruolo chiave. Dalle previsioni basate sui recenti incrementi del +5% dei consumi del 2018, ci si aspetta che prosegua una crescita costante del 2% annuo fino al 2040. Uno scenario quindi che si conferma tendenzialmente positivo per il settore, che però apre dei dubbi sul suo impatto ambientale.
In aumento la domanda mondiale di gas
Come detto, secondo le previsioni del Global Gas Report, il mercato del gas crescerà in media del 2% l’anno fino al 2040. In questa data, infatti, il gas coprirà il 25% dell’insieme delle energie utilizzate sul piano mondiale. Un fenomeno agevolato sia dall’offerta crescente del prodotto, anche sotto forma di GNL, sia dalla riduzione dei costi sul mercato, resa possibile da diversi operatori, vedi Acea Energia per esempio, che propongono offerte di gas molto interessanti per rifornire le case degli italiani. L’obiettivo peraltro è anche quello di utilizzare le risorse economiche risparmiate per investirle in infrastrutture mirate alla decarbonizzazione, grazie a nuove tecnologie energetiche, come Ccs, biometano e idrogeno. E ciò anche perché ci si prepara ad affrontare la dismissione e conseguente sostituzione energetica, di molte delle centrali a carbone, che in Europa valgono 96 GW e che porterebbero ad una crescita complessiva della domanda di 82 mld di mc. Una situazione che coinvolge direttamente l’Italia, dove il piano di phase-out delle centrali che funzionano a nafta è già stato approvato.
Gli investimenti nel gas e la tutela del clima
Ultimamente si sta puntando anche su soluzioni alternative sia al petrolio che al gas da scisto, che è quello che proviene dalle perforazioni delle falde. Lo scopo è di evitare uno sfruttamento eccessivo delle risorse del sottosuolo, comunque inquinanti e non rinnovabili, puntando piuttosto su risorse come il biometano e l’idrogeno. Questi ultimi due sono, infatti, a emissioni zero e possono essere ricavati da fonti di energia rinnovabile. Parliamo delle nuove tecnologie P2G, cioè Power To Gas, che comunque sono ancora allo studio, sia per i costi di produzione che per la scelta dei materiali da cui produrlo. L’ultimo rapporto di Oil Change International condanna gli investimenti delle multinazionali nel petrolio e nel gas minerale, auspicando che i 5.000 miliardi di dollari stanziati nel settore vengano piuttosto impiegati nella ricerca e messa in funzione di fonti energetiche alternative. Solo così infatti è possibile contrastare il riscaldamento globale e portate a zero le emissioni di CO2. Tra l’altro le ricerche più recenti hanno dimostrato ampiamente che già basta sostituire le riserve che servono a garantire energia nei momenti di maggior consumo, con le batterie di accumulo, per diminuire la necessità di estrarre e bruciare altro petrolio.