Perchè il Presidente JFK fu ucciso a Dallas il 22 novembre 1963


John F. Kennedy nel 1963
John F. Kennedy nel 1963

Perché il Presidente JFK fu ucciso a Dallas il 22 novembre 1963 è il leitmotiv da 56 anni.

The north (top) and south (bottom) sides of the White House in Washington, D.C.

Nonostante l’attuale nonché 45esimo inquilino di 1600 Pennsylvania Avenue a Washington DC Donald Trump non sia ben visto,  egli è stato il primo ad avere desegretato parte (circa 2800) dei files degli archivi, relativi alle indagini, certo, quasi costretto dalle pressioni di CIA ed FBI.

Solo quelli non pregiudizievoli per la Sicurezza Nazionale, i restanti 500, che il 26 Aprile 2018 sarebbero dovuti essere anch’essi desegretati, per ora rimangono ancora chiusi ed inarrivabili.

PERCHE’ JOHN FITZGERALD KENNEDY ANDO’ A DALLAS

Fu il suo Vice, Lyndon B. Johnson, futuro Presidente, a suggerire la visita a Dallas perchè le politiche di Kennedy non riscuotevano  successo in Texas, era il 21 Novembre 1963.

L'ASSASSINIO DI ABRAMO LINCOLN del 14 aprile 1865, venerdì santo
L’ASSASSINIO DI ABRAMO LINCOLN del 14 aprile 1865, venerdì santo

Il segretario di Kennedy, di nome Lincoln, lo sconsigliò, ma lui non gli diede retta, come non diede retta al suo segretario il Presidente  Abraham Lincoln che volle a tutti i costi andare al Teatro Ford di Washington per vedere lo spettacolo “Il nostro cugino americano“.

Lincoln iniziò la sua Presidenza nel Marzo del 1861, Kennedy nel Marzo del 1961

IL MOTTO DI JOHN

Il nuovo motto politico di Kennedy, “La Nuova Frontiera“, non favoriva gli industriali texani, ma ciò non può significare che ogni qual volta un Presidente o un uomo politico che non favorisca una categoria debba rischiare l’assassinio.

E nemmeno che i Presidenti o gli uomini politici debbano favorire qualcuno a discapito di altri, essi dovrebbero semplicemente fare il bene della Nazione, purtroppo accontentare gli uni significa matematicamente scontentare gli altri.

DISCORSO DI INSEDIAMENTO DI JOHN FITZGERALD KENNEDY, Washington, 20 gennaio 1961

Il mondo è molto diverso ora. Perché l’uomo stringe nelle sue mortali mani il potere di abolire ogni forma di povertà umana e ogni forma di vita umana. E ancora perché le stesse convinzioni rivoluzionarie per le quali i nostri antenati hanno combattuto sono tuttora in discussione in tutto il mondo: la convinzione che i diritti dell’uomo non vengano dalla generosità dello Stato, ma dalla mano di Dio.

[…] Lasciate che ogni nazione sappia, sia che ci voglia bene o che ci voglia male, che noi pagheremo qualsiasi prezzo, sopporteremo qualsiasi peso, incontreremo qualsiasi difficoltà, sosterremo qualsiasi amico, ci opporremo a qualsiasi nemico, per assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà. Questo ci impegna tanto e anche di più.

[…] Per quelle persone che nelle capanne e nei villaggi di mezzo mondo lottano per spezzare le catene di una miseria di massa, impegniamo i nostri migliori sforzi per aiutarli ad aiutare se stessi, in qualsiasi momento ce lo richiedano non perché i comunisti non lo possano fare, non perché cerchiamo favori da loro, ma perché è giusto. Se una società libera non può aiutare i molti che sono poveri, non può salvare i pochi che sono ricchi.

[…] per quelle nazioni che vorrebbero far di se stesse il nostro avversario, offriamo non una promessa, ma una richiesta: che entrambe le parti ricomincino a ricercare la pace, prima che gli oscuri poteri di distruzione scatenati dalla scienza fagocitino tutta l’umanità in una accidentale o pianificata auto-distruzione. Noi non osiamo tentarli con la debolezza. Perché soltanto quando le nostre braccia sono indubitabilmente sicure a sufficienza possiamo essere sicuri oltre ogni dubbio che non potranno mai essere impiegate.[…] Non dobbiamo mai negoziare per paura, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare.

[…] E, se un approdo di cooperazione può far indietreggiare la giungla del sospetto, che entrambe le parti si uniscano per la creazione di un nuovo sforzo – non per un nuovo equilibrio di potere, ma per un nuovo mondo di legge – dove il forte sia giusto, e il debole sicuro, e la pace preservata. Tutto ciò non sarà ultimato nei prossimi cento giorni. Né lo sarà nei prossimi mille giorni; né nella vita di questa Amministrazione; forse non lo sarà nemmeno nella nostra vita su questo pianeta. Ma cominciamo. Nelle vostre mani, miei concittadini, più che nelle mie, riposeranno il successo finale o il fallimento del nostro proposito.

[…] Nella lunga storia del mondo, solo a poche generazioni è stato concesso il ruolo di difendere la libertà nell’ora del massimo pericolo. Non mi sottraggo a questa responsabilità: le do il benvenuto. Non credo che nessuno di noi scambierebbe il suo posto con quello di qualsiasi altro popolo o di qualsiasi altra generazione. L’energia, la fede, la devozione che apportiamo a questo sforzo illumineranno il nostro paese e tutti coloro che lo servono. E il bagliore di quel fuoco può davvero illuminare il mondo. E così, miei concittadini americani, non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese. Miei concittadini del mondo, non chiedete che cosa l’America vuole fare per voi, ma che cosa insieme possiamo fare per la libertà dell’uomo […].»

 

 

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